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La funzione del personaggio nella narratologia cinematografica


Anche il personaggio trova nella narratologia una doppia veste. Esso ha infatti una funzione all’interno della storia, e un ruolo individuale all’interno della medesima. Per Aristotele, gli strutturalisti e i formalisti russi, il personaggio aveva solo variabile dipendente di funzione della storia. Tale tesi viene adesso smentita, poiché in realtà non esistono eventi (storie) senza esistenti (personaggi). Francis Vanoye amplia questa discussione vedendo nel personaggio una funzione, ma evitando di relegarlo a mero burattino. La comprensione del racconto (cioè del film) ne guadagna, poiché il personaggio non è una persona ma una un segno (una funzione) globale fatto di altri segni che ne disegnano il ruolo, la funzione, l’assenza. Il personaggio ha un suo modo di
agire, pensare ed imporsi sul mondo, dando così allo spettatore l’idea di avere dinanzi un uomo reale con una sua psicologia.
Sui temi del personaggio e dell’autore bisogna ancora fare molta strada. Buoni risultati sono invece stati raggiunti nel campo del “punto di vista” con Gerard Genette. Da Genette in poi i modi della narrazione sono stati classificati secondo tre tipologie:
- Narratore onnisciente, che in cinematografia, grazie al lavoro di Francis Vanoye, diventa focalizzazione zero.
- Narratore e personaggio col medesimo bagaglio di conoscenze, ossia focalizzazione interna.
- Narratore che dice meno di quanto sappia il personaggio, ossia focalizzazione esterna.
La focalizzazione è determinata, in cinematografia, dalle posizioni della macchina da presa, cosi che nella focalizzazione zero avremo una macchina da presa che domina i personaggi, vede più di loro e non si sostituisce a nessuno di loro; nella focalizzazione interna la cinepresa segue un personaggio in soggettiva, ma possono essere fornite informazioni extra e di solito si rivela una visione soggettiva; nella focalizzazione esterna la macchina da presa segue il personaggio, il microfono registra le parole dette e allo spettatore non si fornisce alcuna informazione extra.
David Bordwell si sofferma invece sulla differenza tra film classico (che offre certezze assolute grazie alla presenza di agganci dialogici) e film moderno (che non dà alcuna certezza, non dà agganci dialogici e ha una visione relativistica della realtà).Roland Barthes sostiene che il cinema sia prettamente arte di finzione, e che il vero sviluppo di questo mezzo sia stato di tipo narrativo.

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