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Principi ispiratori della responsabilità amministrativa da reato degli enti

Il decreto è stato varato in attuazione della legge delega 29 settembre 2000 n. 300 (cfr. art. 11), a ratifica della Convenzione OCSE (17 dicembre 1997) sulla lotta alla corruzione dei pubblici ufficiali stranieri e di altre convenzioni UE in tema di protezione degli interessi finanziari delle Comunità Europee (27 giugno 1997) e di lotta alla corruzione.
L’art.2 della Convenzione OCSE contiene la previsione di una responsabilità amministrativa dell’ente in caso di corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali.
Questo decreto nasce da obblighi che l’Italia aveva assunto in sede internazionale. Tutti gli altri paesi che conoscevano già la responsabilità da reato degli enti prevedevano una responsabilità dell’ente qualora le attività corruttive fossero tenute da pubblici ufficiali di autorità straniere o sopranazionali. In questo caso risponde non solo la persona fisica ma anche la società. Per poterci adeguare a questi standard anche l’Italia ha dovuto stabilire un sistema di sanzioni dirette per gli enti. In particolare l’ambito di applicazione della 231 riguardava la corruzione e le frodi.
La normativa di cui al Decreto:
- sancisce, di fatto, il superamento del principio classico "societas delinquere non potest";
- risponde ad esigenze
- di omogeneità delle risposte sanzionatorie tra gli Stati UE e
- (ii) di politica criminale per prevenire ed eventualmente sanzionare in maniera adeguata ed efficace reati posti in essere da "soggetti a struttura organizzata e complessa“;
- rappresenta il framework per ogni tipizzazione normativa di addebito di responsabilità scaturente da reato nei confronti dei soggetti collettivi;
- è stata pensata e costruita con riferimento all'impresa che persegue un risultato economico lecito utilizzando strumenti illeciti.

Tratto da DIRITTO PENALE COMMERCIALE di Valentina Minerva
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