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Stanford prison experiment

Un altro esperimento analogo (www.prisonexp.org) è lo Stanford prison experiment. Questo esperimento si poneva il problema delle dinamiche che si vanno a creare nei contesti nei quali alcuni soggetti esercitano una posizione di dominio su altri soggetti, guardie e detenuti. L’esperimento doveva durare 2 settimane e avere come protagonisti una serie di studenti che svolgevano le funzioni di guardie e ladri in un reparto di un carcere. Gli studenti si erano trasformati in perfetti aguzzini. Anche questo esperimento dimostra che nelle giuste condizioni ciascuno di noi può tirar fuori il male che ha dentro.
Questa è una consapevolezza importante perché noi viviamo in una società in cui le radici di pensiero più profonde passano attraverso la negazione di questo dato. Tutta l’etica non solo delle religioni ma anche delle filosofie occidentali ha sempre portato alla contrapposizione del buono e del cattivo, cosa che non accade in altre culture. Il ragionamento sul perché si punisce deve imboccare le strade che partono dalla consapevolezza che nessuno è immune dalla prospettiva di fare male, quindi di commettere reati.

Tratto da DIRITTO PENALE COMMERCIALE di Valentina Minerva
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