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Definizione di conto

Il conto è l’insieme di scritture riguardanti un determinato oggetto e aventi lo scopo di evidenziarne la consistenza quantitativa iniziale e le successive variazioni.
In tutti i conti la sezione DARE è la sezione a sinistra, mentre la sezione AVERE è la sezione a destra.
DARE e AVERE sono indicazioni puramente convenzionali che, nella maggior parte dei casi, sono prive di significato pratico.
La differenza tra la somma degli importi registrati in una sezione e la somma degli importi registrati nell’altra sezione viene chiamata SALDO DEL CONTO.
Il conto è a sezioni contrapposte.
L’insieme dei conti utilizzati da un’impresa costituisce il PIANO DEI CONTI della stessa.
I conti vengono spesso raggruppati per categorie (per esempio costi per servizi) e vengono individuati anche mediante codici.
Le OPERAZIONI DI ASSESTAMENTO vengono effettuate a fine esercizio, si basano sul principio di competenza e permettono di verificare se ci sono operazioni in corso.
PRICIPIO DI PRUDENZA O PRINCIPIO DI ASIMMETRIA DELLE STIME
Secondo il principio di prudenza bisogna far gravare all’esercizio tutti i costi, anche se soltanto temuti, alla data di chiusura dell’esercizio.
Mentre i ricavi che gravano sull’esercizio sono solo quelli realmente realizzati, omettendo di far gravare quelli sperati.
Quindi quando si parla di costi bisogna largheggiare, tenere conto di un possibile debito.
ACCANTONAMENTO
Viene registrato un ipotetico debito, sottoforma di fondo, in avere, dello stato patrimoniale. Questo debito comporta il sorgere di un costo, quindi una riduzione del reddito pari all’accantonamento che l’azienda ha fatto.
Anche i crediti in bilancio vanno iscritti al presumibile valore di realizzo. Il credito viene segnato in attivo e quello che deriva da questo credito viene segnato nei ricavi.
Alla fine dell’esercizio i crediti vanno valutati al presumibile valore monetario che si intende realizzare.
Se il debitore non paga si arriva ad un ACCORDO DI TRANSAZIONE: è meglio per il creditore accettare un valore minore al credito iniziale, che iniziare una causa per fare fallire il debitore.
La svalutazione di una componente attiva, porta una diminuzione dell’attivo in avere e questo genera un costo.
Questa cosa non vale per i debitori, che non si possono autoridurre il debito, devono pagarlo al valore stabilito.
Quindi i ricavi non devono essere largheggiati, perché il fatto di far gravare eventuali ricavi sperati, comporta un’artificiosa lievitazione del reddito.

Tratto da ECONOMIA AZIENDALE, UN'INTRODUZIONE di Valentina Minerva
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