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Ipotesi formative: l’utilità sociale


Numerosi fattori hanno fatto sì che il volontariato sia diventato uno dei principali soggetti sociali e che la sua crescita sia uno dei fenomeni più significativi degli ultimi anni.
C’è una visione dell’impegno volontario meno improntata alla generica carità e più orientata invece all’attuazione di processi trasformativi e finalizzati a una maggiore giustizia sociale.
Il volontariato può essere una possibilità di impegno successivo alla transizione dal lavoro al non lavoro, così come può rappresentare uno spazio di attività parallelo agli impegni familiari. Infine, può rappresentare un possibile riferimento nel periodo compreso tra la fine degli studi e l’inizio dell’attività lavorativa.
Le transizioni non normative non auspicate
Rispetto alle attività di formazione, le transizioni non normative non auspicate evidenziano un aspetto specifico, rappresentato dalla prevenzione di quegli eventi negativi correlati a diversi fattori (l’età, gli stili di vita ecc.), ma non meccanicamente dipendenti da questi. Un secondo aspetto specifico è rappresentato dalle possibilità di controllo che l’individuo può esercitare sulle conseguenze dei cambiamenti.
Riguardo al primo aspetto, si pone la generale necessità di interventi preventivi funzionali a ridurre i fattori di rischio presenti nel contesto di vita e nei comportamenti attuali dei soggetti, non tanto per preparare gli individui ai cambiamenti, quanto per ridurre le probabilità di incontro con l’evento: dalle azioni di educazione alla salute alle azioni tendenti a evidenziare i rischi derivanti da alcuni comportamenti.
Riguardo al secondo aspetto, si pone la questione di individuare quanti e quali strumenti abbia l’individuo per sfuggire alle conseguenze negative determinate da alcuni eventi.
Il riferimento è, per esempio, alle famiglie dei soggetti disabili o caratterizzati da altre forme di disagio (tossicodipendenti ecc.) e alle famiglie di anziani affetti da demenza, e questo è un campo in parte riconducibile all’area della dilatazione del lavoro di cura, in parte agli interventi di educazione degli adulti speciale.

Tratto da EDUCAZIONE DEGLI ADULTI di Anna Bosetti
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