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Educare all’esilio: il Canto della Perla


La poesia ha sempre cantato l’esilio, forse perché essa ha sempre cantato l’assenza, la perdita; da sempre i poeti e le poetesse in esilio hanno affidato alla loro penna il compito di procedere a una sorta di auto-educazione dell’esule.
Il Canto della Perla è una poesia che parla di esilio in odo diverso. In questa concezione l’uomo che vive la sua vita su questa terra deve pensarsi come esule e straniero. L’esule ha la certezza della sua appartenenza a mondi lontanissimi, il che lo porta a tematizzare la sua totale inattaccabilità da parte dei mali del mondo, la sua inaccessibilità ai discorsi mondani. Nel nostro testo tutto ciò è narrato attraverso le vicende di un giovane principe che è inviato dai genitori sulla Terra a recuperare la Perla perduta e prigioniera; il tema giudaico-cristiano della Caduta viene qui riletto e riproposto. L’uomo deve adattarsi agli usi e ai costumi del mondo.

Tratto da EDUCAZIONE E POESIA di Anna Bosetti
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