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Educare alla natura: i Veda


I Veda hanno promosso l’enoteismo: nel corso degli inni una divinità a turno viene considerata come se fosse il Dio unico. Si tratta di una sorta di monoteismo circolare.
negli inni vedici c’è un’insistenza sul carattere gioioso della religione e del servizio divino: la pedagogia religiosa dei Veda è legata al concetto di lode e di ringraziamento, non c’è traccia in essa di una religione penitenziale o di riti umilianti o mortificanti.
Potremmo definire quella vedica una vera e propria pedagogia della natura. Per i Veda non esiste una differenza qualitativa tra uomo e natura.
La terra, fornitrice di beni, ci offre dei doni e per raccoglierli è necessaria una certa dose di violenza e di penetrazione della sua intimità: ma perlomeno occorre esserne consapevoli, non abusarne e scusarsene.
Il rispetto per gli animali è tipico delle culture orientali; il ruolo dell’uomo e della donna nel mondo è di portare gioia a tutte le creature.
Il concetto di sacrificio è centrale nella pedagogia religiosa vedica: la nascita dell’uomo ha messo in moto un meccanismo che lo induce ad essere in debito con il resto del creato; si tratta di un debito che chiunque può onorare, perché basta “anche un bicchiere d’acqua” purché offerto con il cuore, a ristabilire l’equilibrio e a saldare il conto con la natura. il cosmo chiede poco all’uomo, ma questo poco deve essere donato con lo spirito del sacrificio; l’uomo è chiamato a sacrificarsi per entrare in sintonia con Dio.
Frutto del sacrificio è un mondo che vive grazie al tapas, un termine che indica l’entrare dell’essere nell’esistenza.
Per i Veda la vita è assolutamente positiva, una vita protratta nel tempo in felicità, gioia.
Sempre in quest’ottica gioiosa e di reciproco dono va intesa l’insistenza degli inni vedici sul cibo sacro che è presente alla tavola degli dei ma anche come sostentamento per tutti gli esseri viventi.
Il cibo è il motore dell’universo: essere cibo per altri significa donarsi a loro ed attendere che essi facciano lo stesso. Il cibo deve essere condiviso; il peccato più grave che un soggetto può commettere è il non condividere il cibo.
La vita ci chiede di essere al contempo cibo e divoratori di cibo, ovvero depositari dei doni divini ma anche donatori: il sacrificio, il dono è l’unico modo per rispondere al sacrificio e al dono che ci hanno posto in essere.
Per i Veda è il linguaggio il tratto specifico che l’essere umano dona alla natura; l’uomo è nel cosmo per nominare gli oggetti e gli esseri, dando loro una nuova vita.
Lo scopo della pedagogia vedica è portare il soggetto al raggiungimento del “tu” (tvam), è solo con l’uscita da sé, con il dono di se stessi a partire dalla considerazione del tu che si arriva alla coscienza necessaria dell’altro.

Tratto da EDUCAZIONE E POESIA di Anna Bosetti
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