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Conoscenza di sè e della natura



Foucault ricorda che sta cercando di capire come viene stabilito definito e fissato il rapporto tra il dir vero e la pratica del soggetto (come il dir vero e il governarsi si rapportano). C’è questo problema già nell’antichità sul modo in cui si connettono il sapere sulle cose e il ritorno a sé. È il tema del Fedro: scegliere la sapienza degli alberi o degli uomini? I Cinici sono i primi a porsi il problema del rapporto conoscenza della Natura - conoscenza di sé (ritorno, conversione a sé).
Demetrio, citato da Seneca. Il buon atleta conosce quei pochi gesti che gli permettono di cavarsela. Dobbiam dunque limitarci a quelle conoscenze che potranno essere utilizzabili. Ci son dunque conoscenze utili e inutili. Ma come Demetrio fa la differenza? Le cose inutili riguardano da vicino la vita degli uomini, ma riguardano cause che la natura ha nascosto, pur manifestando gli effetti. La natura ha mostrato all’uomo che non era utile conoscere la causa di tali cose. Giova solo ad un anima già al sicuro, ma a titolo di supplemento. Ma quali sono le cose da conoscere? Che c’è poco da temere dagli uomini e dagli dei, che la morte non provoca male. Qui non c’è contrapposizione insomma tra segreti della natura e segreti della coscienza. Demetrio parla solo di modalità del sapere: la prima (conoscenza delle cause) è inutile. La seconda è una modalità del sapere di carattere relazionale, quando si esaminano uomo, mondi, dei..e la relazione tra tutto questo e noi. È una conoscenza inoltre che si può immediatamente trascrivere in una serie di prescrizioni, come quelle viste prima. Quel che c’è da conoscere insomma son le relazioni: tra noi e ciò che ci circonda. Quando le possediamo il nostro modo d’esser soggetti ne risulta trasformato. Potremo essere stabili e felici. Dunque non ci sono conoscenze inutili per il contenuto, ma perchè non posson trasformarsi in prescrizioni e son prive di effetti sul modo d’essere del soggetto. Gli effetti saran provocati sull’ethos del soggetto, il modo di agire. È èthopoios qualcosa che trasforma il modo d’essere di un individuo. Quindi non ci sono contenuti utili ed inutili, ma la distinzione è tra saperi etopoietici o meno. Si tratta di utilizzare in modo diverso il sapere relativo alle cose esterne. La conoscenza di sé non è ancora esegesi, decifrazione dei misteri della coscienza.

Tratto da ERMENEUTICA DEL SOGGETTO di Dario Gemini
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