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Lettura filosofica nella cura di sè



Raccomandazioni sulla lettura filosofica: leggere pochi autori, poche opere e pochi testi e brani. Fare riassunti. Come accadde con l’opera di epicuro. Pratica dei florilegi=raccolte di riflessioni anche di autori diversi. Poi spesso si isolavano frasi inviandole a un corrispondente. Obiettivo non è conoscere un' opera o un autore, ma rendere possibile l’approfondimento di una dottrina. Lettura come meditazione. Meditazione dal latino meditatio che traduce il greco meletè. Meletè era l’esercizio. Meletan e gumnazein. Gumnazein=prova secondo realtà, meletan=esercizio di pensiero, secondo pensiero. Meletan è l’esercizio di appropriazione di un determinato pensiero. Non esegesi. Ma far propria la cosa in modo da poterla ripetere e da avere scolpita quella verità nello spirito. Altro aspetto della meditatio: fare un' esperienza di identificazione. Il problema è esercitarsi alla cosa cui si pensa, come la meditazione sulla morte. Meditare sulla morte=mettersi nella situazione di uno che sta morendo (non è un semplice pensare alla morte). Meditazione non è attività con gli oggetti del pensiero, ma attività effettuata dal pensiero sul soggetto. Il soggetto grazie al pensiero si mette nella situazione determinata, dislocandosi (visualizzione, fantasia creativa?). Effetto della lettura: costituire un arsenale di proposizioni vere che ci appartengano. La lettura sussiste dunque solo in funzione della meditazione. Importante è anche la scrittura, la lettura è infatti rafforzata per mezzo di essa. Scrittura come esercizio in seneca, e necessità di alternarla alla lettura. La lettura mette insieme dei logoi, di cui è però necessario fare un corpus. A garantire tale corpus è solo la scrittura. Epitteto consiglia di meditare, poi scrivere, poi tenersi in esercizio (gumnazein: misurarsi con la realtà). Grazie al solo scrivere si fa propria la cosa cui si sta pensando, aiutandola a inserirsi nell'anima e trasformarsi in abitudine. Esercizi di rilettura ad alta voce. Si scrive dunque per rileggere a se stessi e incorporare il discorso vero. Le letture si chiamano hupomnèmata. Ovvero supporti per i ricordi. E posson servire anche per altri. Nella corrispondenza d’anima ad esempio, in cui ci si informa gli uni sugli altri, con una ginnastica reciproca. Mandando hupomnemata a Lucilio seneca esercita anche se stesso.

Tratto da ERMENEUTICA DEL SOGGETTO di Dario Gemini
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