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Animare gruppi e condurre riunioni nel lavoro di comunità


Il gruppo è un soggetto fondamentale nell’approccio di comunità: è una grande risorsa per il cambiamento, permette di acquisire ed esercitare potere, permette agli individui di darsi reciproco sostegno e di rinforzare l’identità, ed è una preziosa palestra per creare, sperimentare, mantenere relazioni. Ma è anche uno strumento operativo che ha molte potenzialità che non vengono sfruttate pienamente. All’operatore di comunità è richiesto non solo di saper lavorare in gruppo, ma di saperlo animare, coordinare, facilitare.
Una dimensione chiave del lavoro coi gruppi nella comunità riguarda l’equilibrio fra dimensione interna ed esterna. La dimensione esterna è quella dell’azione, del compito, dell’obiettivo da raggiungere. Quella interna riguarda, invece, l’organizzazione, le procedure, le relazioni tra i membri e la loro soddisfazione. Nei gruppi distinguiamo 3 aspetti interdipendenti: l’area del contenuto che comprende tutto ciò che attiene al compito, gli obiettivi e i risultati raggiunti, l’area dei processi sociali che comprende tutti gli aspetti relazionali che chiamiamo interazione di gruppo e che sono un prodotto del gruppo stesso; l’area del metodo che include tutto ciò che attiene al metodo di lavoro e all’organizzazione formale del gruppo, i ruoli e le norme di funzionamento che dovranno regolare i rapporti tra le persone e consentire lo svolgimento del compito.
Nel caso del gruppo di discussione non c’è alcuna decisione da prendere: le idee diverse possono tranquillamente coesistere, il compito del facilitatore è facilitare la partecipazione e la comunicazione, oltre che gestire gli aspetti organizzativi e logistici.
Nell’approccio di comunità le riunioni, oltre agli obiettivi specifici hanno sempre anche una finalità generale che è quella di promuovere la partecipazione. Possiamo individuare 4 tipi di riunioni con finalità e caratteristiche differenti: la riunione informativa (ha luogo quando vengono presentate delle informazioni attraverso relazioni, conferenze, lezioni), la riunione consultiva (viene chiesto ai partecipanti di esprimere opinioni, proposte, informazioni, feedback; il flusso della comunicazione è prevalentemente unidirezionale, ma in senso contrario alla riunione informativa), la riunione elaborativa (in questa categoria rientrano la progettazione, l’analisi, la verifica, l’elaborazione, la soluzione dei problemi) e la riunione decisoria (è conseguente a quella elaborativa, rappresenta il momento formale della decisionalità collettiva)
Le riunioni possono presentare problemi: legati alla gestione della comunicazione, al come si lavora, al potere nel gruppo e alla gestione dell’autorità, agli aspetti logistici e organizzativi.
Il Metodo Interaction, che prevede la gestione della riunione con una modalità di lavoro collaborativa in modo da poterne garantire una migliore funzionalità, rappresenta un approccio olistico alla riunione, in quanto presta attenzione contestualmente agli aspetti strutturali, a quelli operativi e alle dinamiche emotivo-relazionali presenti nella riunione, cercando di creare una condizione di rinforzo e reciproco supporto tra i vari sottosistemi. Un secondo elemento chiave di questo metodo è l’attenzione e la valorizzazione delle potenzialità espansive e creative che ciascuna persona e il gruppo nel suo insieme possiedono.
Il facilitatore è una figura attiva, dinamica, che svolge una funzione determinante all’interno della riunione, ma la tempo stesso distaccata. Ha il compito di facilitare il funzionamento della riunione e la sua produttività, operando solo sul piano dei processi, ovvero delle modalità operative e relazionali attraverso le quali il gruppo può perseguire gli obiettivi nel modo più efficace ed efficiente. Egli mantiene tutto il gruppo focalizzato sul compito, per evitare la dispersione dovuta al fatto che ciascuno segua il proprio filo logico; verifica il consenso e, se necessario, torna su fasi precedenti per elaborarle ulteriormente.

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