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Maria Montessori a Milano

I contatti con l’Unione femminile = La Montessori partecipò al Congresso di Attività Pratica Femminile a Milano e poco dopo tenne due discorsi: una sulla “donna nuova” in cui sostenne che le donne avevano il compito di opporsi alla guerra e alle condizioni disumane  del lavoro in nome della ragione e non del sentimento. Dovevano farsi promotori di un "femminismo scientifico" per sostenere il ruolo emancipativo della scienza. Il secondo discorso riguardava la “carità moderna” in quanto bisogna sostituire l’idea di carità con quella di prevenzione. A Milano iniziò la sperimentazione di interventi volti all’abbandono definitivo del modello  volontaristico e caritatevole della beneficienza.
La M. nel 1908 ebbe successo con il suo esperimento della “Casa dei bambini”  presso il quartiere di san Lorenzo, il suo intervento venne accolto con grande entusiasmo dalla platea del femminismo lombardo.
m. critica la situazione infantile del tempo: i banchi disposti a gradinate, la mancanza del giardino, la ginnastica ridotta a marionettismo  da parata … Gli istituti prescolari, gestiti dalla beneficienza e dalle opere pie e dei privati,  mancavano di precisi regolamenti e di programmi  e rappresentavano solo una necessità per le madri costrette al lavoro nelle fabbriche e nelle filande.
Le associazioni si battevano per la laicità  e la gratuità degli asili e per il miglioramento delle condizioni delle educatrici d’infanzia.
Per la “casa dei bambini” venne scelto come membro del Consiglio direttivo la Società Umanitaria che interveniva in campo educativo.

I rapporti tra l’Unione Femminile e la Società Umanitaria = la S.U. nasce nel 1893 come una sorte di “pronto intervento”  finalizzata a trovare alloggio, lavoro e istruzione ai diseredati, era un vero e proprio laboratorio pedagogico e sociale con l’ottica di un sistema formativo integrato.
L’obiettivo era quello di fare dei servizi e delle istituzioni un modello dal punto di vista degli interessi del pubblico e delle condizioni di vita dei lavoratori.

IL QUARTIERE DI VIA SOLARI
L’Umanitaria aveva deciso di intervenire nell’ambito dell’edilizia popolare, in un’ottica socio – educativa  per cui venne presentato un progetto edilizio -> il primo quartiere di via Solari che era non solo innovativo dal punto di vista architettonico  ma anche per le risorse socio – culturali. Al piano terra furono posti i negozi gestiti da cooperative di consumo, gli spazi abitativi seguivano il criterio della razionalità scientifica in quanto semplice, funzionale e sobrio dal punto di vista estetico. Si ispirava all’idea che vivere in un ambiente curato potesse favorire l’emancipazione , quindi è fondamentale educare alla cura degli spazi  comuni e privati in quanto l’abitazione deve trasformarsi in un centro educativo e ricreativo. Il quartiere è l’abitazione di una grande famiglia.
Il quartiere seguiva la filosofia che puntava all’elevazione sociale e morale dei suoi abitanti, li educava alla responsabilità individuale e allo spirito solidaristico incentivando anche cooperative di produzione e di consumo con il binomio emancipazione / educazione per cui vicino al ristorante erano poste risorse culturali.

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