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Dante Isella : la filologia d'autore


ABBOZZI, SCARTAFACCI, AVANTESTO
La filologia d'autore è un termine coniato da Dante Isella per sottolineare i problemi editoriali posti dalla multiforme tipologia degli originali, tipica soprattutto dopo il medioevo, dato che da allora aumentò esponenzialmente la quantità di originali conservati, e diventa sempre più frequente trovare, accanto alla redazione definitiva, abbozzi, minuti e infinite bozze corrette.
Con scartafaccio intendiamo un quaderno di più fogli usati come minute e, in senso generico, un insieme disordinato di carte. Per certi scrittori dell'Ottocento, come Flaubert, abbiamo centinaia di scartafacci. Nel medioevo è raro il numero degli scartafacci perchè la pergamena prima e la carta poi (almeno in un primo momento) avevano un costo elevato.
Solo a partire dal Settecento nasce l'abitudine di creare un vero e proprio archivio privato di carteggi, documenti personali di ogni genere e naturalmente minute e bozze di romanzi, poesie, saggi. Negli archivi privati vanno naturalmente distinti i materiali preparatori dalle vere e proprie minute (dai Malavoglia distinguiamo ad esempio un elenco di proverbi siciliani). Frequentissimi erano nell'Ottocento i materiali preparatori, storici e geografici: Dickens, Flaubert, Zola.
Veniamo infine all'avantesto. È considerato dagli studiosi francesi un avantesto, tutto ciò che precede il momento in cui l'autore consegna un'opera alle stampe (scartafacci), momento considerato di cesura fondamentale, di licenziamento definitivo.

Tratto da FILOLOGIA DELLA LETTERATURA ITALIANA di Gherardo Fabretti
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