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I tipi di errore nella trascrizione dei testi antichi



Un errore pericolosissimo è quello compiuto dai cosidetti concieri, copisti aggiustatori di errori. Capita infatti che il copista si renda conto di un errore autonomamente e lo corregga; ma può anche capitare che l'errore non sia un semplice lapsus calami ma un errore più sottile che il copista, correggendo a modo suo, sostituisca con un errore ancora più sottile che il filologo non riuscirà più a distinguere.
Distinguiamo un errore poligenetico quando due o più copisti vi cadano indipendentemente l'uno dall'altro e un errore monogenetico, quando è improbabile che due o più copisti vi cadano indipendentemente, e che l'errore sia stato prodotto una sola volta da un solo copista e poi ricopito in buona fede da altri. Un errore poligenetico è un errore in cui è plausibile che vi cadano in molti (salti con omoteleuto, letture sintetiche, confusione di segni diacritici o di lettere
L'ipotesi più prudente è che gli errori presenti nella tradizione non risalgano all'originale perduto perchè, se si tratta di errori poligenetici, non è considerabile di per sé una sola fonte; se monogenetici, sono in genere troppo vistosi per pensare che gli abbia compiuti l'autore. Ma l'esperienza concreta degli originali conservati mostra che esistono errori d'autore, di solito corrispondenti a omissioni di segni di abbreviazione o aplografie e dittografie. Ma non sono infrequenti nemmeno gli errori polari errori che consistono nello scrivere l'esatto opposto della parola che si voleva scrivere, o gli errori in presenza di parole tecniche o inusuali, sottoposte a storpiature: nell'Elegia di Pico Farnese, Montale scrisse che i frutti del kaki erano DIASPORI e solo nell'edizione del 1980 cambiò in DIOSPORI. Se non avesse cambiato, l'editore si sarebbe dovuto limitare ad inserire una nota esegetica, perchè trattasi di errore culturale e dipende dalla personalità dello scrittore, che va sempre e comunque rispettata.
Altri errori legati alla cultura dello scrittore sono quelli che dipendono dalle sue fonti, dai libri che cita o da inesattezze nel tradurre. De Sanctis usa la ventisettana dei Promessi Sposi perchè la preferisce, per fare un esempio.

Tratto da FILOLOGIA DELLA LETTERATURA ITALIANA di Gherardo Fabretti
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