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L'approccio di Leopardi all'opera di Petrarca

Il primo accenno di Leopardi al commento che stava preparando sul Canzoniere ed i Trionfi del Petrarca lo troviamo nella lettera del 9 ottobre 1825, spedita da Bologna all'editore Luigi Stella. Qui Leopardi comunicava di essere in attesa del Dizionario del Cesari, senza il quale non gli era possibile continuare il lavoro. Leopardi era giunto a Bologna da Milano, dove era andato per volere e spese dello stesso Stella, che voleva a tutti i costi accollargli un “onore” di cui Leopardi avrebbe volentieri fatto a meno: la direzione dell'impresa dell'edizione ciceroniana. Pur riuscito a svincolarsi da quella commissione, non gli era riuscito di svincolarsi anche dallo Stella.
Nella lettera del 9 ottobre Leopardi, infatti, parla di una continuazione del suo lavoro su Petrarca, che fa pensare con certezza al fatto che vi stesse già lavorando da prima per conto dell'editore milanese. Ma Leopardi lavorava contemporaneamente, sempre per volere dello Stella, alla traduzione di Epitteto per la collana, da lui medesimo curata, dei Moralisti.  Il 27 novembre 1825 comunica all'editore che ha terminato sia Epitteto sia il primo volumetto su Petrarca.
Il 6 gennaio del 1826 scrive sempre a Stella chiedendo notizie dell'arrivo del 1 volumetto del commento al Canzoniere, suggerendo altresì di organizzare l'opera del commento petrarchiano in otto volumetti di pari mole al primo divisi in due parti uguali, quattro per le rime in vita di Laura e quattro per le rime in morte. Tra il 25 gennaio e il 4 febbraio esce da Bologna il secondo volumetto ed in una lettera del 12 marzo Leopardi rinviava a Stella la prefazione degli Editori all'opera, che era destinata ad aprire il primo volumetto e suggerendo di suddividere l'opera in almeno due volumetti (uno per le rime in vita e uno per le rime in morte) perchè uscire con un unico volume era una scelta suicida.

Tratto da FILOLOGIA DELLA LETTERATURA ITALIANA di Gherardo Fabretti
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