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Conoscenza in Hume



L’osservazione della natura umana secondo Hume mette in evidenza che le idee si comportano per certi versi come i corpi newtoniani, i quali si attraggono: le idee hanno una naturale tendenza all’associazione attraverso la somiglianza (un ritratto è simile al suo soggetto), la contiguità (una stanza ci fa pensare ad altre stanze attaccate) e la relazione causa - effetto (l’idea della ferita è connessa al dolore). Le relazioni tra le idee si ottengono ricavando un’idea dall’altra senza dover ricorrere all’esperienza. Per dire che 2 + 2 = 4 non ho bisogno di ricorrere all’esperienza perché secondo Hume l’idea del 4 è già contenuta nella somma 2 + 2. queste relazioni allora sono necessarie perché il loro contrario implica contraddizione. Nelle conoscenze relative a materia di fatto viceversa è sempre possibile il contrario di ciò che viene affermato (il sole sorge tutti i giorni ma nessuno dice che domani sorgerà necessariamente). Le conoscenze che riguardano i fatti sono sempre possibili in virtù dell’esperienza e si fondano sul principio di causalità inteso adesso non più come garante della necessità di un evento, ma al contrario è proprio al principio di causalità che Hume esercita la sua critica più radicale. È famoso in questo senso l’esempio delle palle da biliardo che Hume fa per spiegare l’infondatezza scientifica del principio di causalità: la palla B verrà spostata da A non solo a causa del movimento e dell’urto di questa su quella ma ci deve essere contiguità spaziale, successione temporale, abitudine (fino a questo momento il fenomeno si è sempre ripetuto) e credenza (fondata sull’abitudine: è sempre successo dunque credo..) La credenza allora non ha alcun fondamento in un’argomentazione razionale, ma è piuttosto risultato di un istinto connaturato all’uomo (a proposito di questo bisogna ricordare che l’istintualità della natura umana aveva giocato un ruolo fondamentale nella formazione del filosofo che adesso sposta questo concetto dalla sfera etica a quella gnoseologica). Questa concezione porta allora ad una distinzione tra la conoscenza fondata sulla ragione (quella matematica) e quella istintuale (delle materie di fatto); in effetti però istinto e ragione non sono affatto contrapposte anzi Hume riconduce anche la ragione a un principio istintuale proprio dell’uomo (la tendenza dell’uomo a sottoporre tutto a critica è una tendenza propria dell’istinto dell’uomo).

Tratto da FILOSOFI DELL'ETÀ MODERNA di Carlo Cilia
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