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Aristotele. Atto puro e causa finale


L’unica cosa buona della riflessione mitologica è dettata dal fatto che la loro collocazione sia stata giustamente al di sopra dei cieli: in realtà fra tutte esiste una divinità primaria che è atto puro. Essa è allora  non sensibile, priva di grandezza e di parti; e per di più non può essere lei a muovere il primo cielo poiché una sostanza non materiale non ne può muovere una materiale. Aristotele arriva così al concetto di causa finale: sono gli oggetti che, come un oggetto di amore attira a se coloro che lo amano, si muovono in direzione di esso. L’attività della sostanza divina sarà quella per eccellenza: il pensiero di pensiero (T 93). Essa cioè è sempre pensiero in atto degli intelligibili ossia delle nozioni universali: ecco perché pensiero di pensiero. A paragona il mondo ad un esercito: ciò che dipende dall’azione del comandante non è l’esistenza di esso, ma il suo ordine. Dunque nessuna provvidenza divina.
Tale regolarità caratterizza anche il mondo vivente (T 111): la natura non fa nulla invano.

Tratto da FILOSOFIA ANTICA di Carlo Cilia
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PAROLE CHIAVE:

Aristotele