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Aristotele. Categoria della sostanza


La primaria allora sarà la sostanza (in greco ousia, tradotto dai latini substantia), poiché l’essere delle altre categorie è sempre in riferimento ad una sostanza e dipende da essa. Sostanza nel linguaggio comune è adoperato per indicare i beni immobili, le proprietà stabili, in primo luogo quelle della terra. Già Platone lo usa in senso più specialistico per designare ciò che una cosa propriamente e stabilmente è cioè l’idea. Per Aristotele essa indica solo ciò che è suscettibile di ricevere predicati e non può a sua volta fungere da predicato di nessuna cosa: di Socrate si può dire che è filosofo, alto, bianco ma esso non può fungere da predicato di qualche altra cosa. Ma questo non vale necessariamente per tutte le sostanze: per questo motivo egli distingue tra sostanze prime (“questo cosa qui” in greco tode ti oppure “Socrate”) e sostanze seconde (le specie come “uomo” e i generi come “animale”) le quali possono fungere, a differenza delle prime, da predicato delle sostanze prime. Secondo Aristotele Platone aveva sbagliato proprio nell’attribuire esistenza autonoma ai predicati, ossia alle sostanze seconde che in realtà non esistono se non in funzione di sostanze individuali (prime). Quando ad esempio dico che Socrate è magro, l’esser magro di Socrate è un caso individuale della qualità generale dell’esser magro; ma questa qualità generale cioè la magrezza, non è una sostanza. Infatti mentre la sostanza (ad esempio Socrate) può esistere senza la magrezza (ad esempio ingrassando), la magrezza non può esistere se non in riferimento ad una sostanza.

Tratto da FILOSOFIA ANTICA di Carlo Cilia
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PAROLE CHIAVE:

Aristotele