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Opere di Platone. Forma dialogica


Le sue opere furono scritte in una cinquantina d’anni a partire dalla morte di Socrate. L’ordine ancora oggi solitamente accolto si base sulle indagini stilometriche: si sono studiate le espressioni che l’Autore ha utilizzato, misurandone la loro frequenza negli scritti in modo tale che una volta comparati tra loro si è stati in grado di stabilire quelle più lontane fra loro e quelle più vicine, sistemandole così in gruppi. Per la loro cronologia si è partiti da un presupposto di base, che le Leggi siano il suo ultimo scritto facendo quindi un procedimento a ritroso. Le opere sono solitamente così raggruppate:
Scritti giovanili o socratici (399-388): Apologia di Socrate, Critone, Ione, Eutrifone, Protagora
Dialoghi della maturità (387-367): Gorgia, Menone, Fedone, Repubblica, Simposio, Fedro
Dialoghi della vecchiaia (365-348): Teeteto, Parmenide, Sofista, Politico, Timeo, Leggi
A queste dovrebbero essere aggiunte 13 lettere dall’autenticità discussa. Ma il problema principale di Platone era trasporre l’attività filosofica di Socrate in scritti: per questo predilige il dialogo. Egli distingue due tipi di dialogo: il dialogo drammatico dove due personaggi si scambiano le battute e il dialogo indiretto dove un narratore racconta un dialogo avvenuto precedentemente. Altra caratteristica è che la figura di Socrate va piano piano scomparendo per dare spazio ad altri personaggi: questo avviene soprattutto negli ultimi dialoghi e non è un caso che qui prevalga più la lunga esposizione di tesi filosofiche che l’alternanza di domande e risposte tipiche dei primi dialoghi.

Tratto da FILOSOFIA ANTICA di Carlo Cilia
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