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Platone. Famiglia e proprietà privata contro i filosofi


A differenza degli altri i filosofi hanno la capacità di governare e nello stesso tempo non possiedono alcun desiderio di potere perché sicuramente più attratti dall’attività filosofica. Due però sono le cose che impediscono questa struttura della città: la famiglia e la proprietà privata. I genitori infatti tendono a far sì che i propri figli occupino il grado più alto in una città indipendentemente dalle loro doti naturali e nello stesso tempo cercano di accumulare ricchezze. La soluzione è data dal fatto che i figli (nati da genitori selezionati affinché si sviluppi una società sempre più perfetta) vengano da subito tolti alla madre e siano figli di tutti i cittadini; in questo modo non ci sarà famiglia ad interferire nell’attribuzione delle funzioni di ognuno. Anche le donne, una volta appurata la loro natura svolgeranno una funzione che prescinde dal loro sesso: anch’esse potranno allora essere governanti o guerriere (T 140). Il possesso delle ricchezze sarà affidato agli artigiani che manterranno a proprie spese i filosofi e i guerrieri: la comunità dei beni non potrà rendere infelici i cittadini poiché la felicità del singolo è legata a quella della città.

Tratto da FILOSOFIA ANTICA di Carlo Cilia
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