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Platone. Mito del demiurgo e anima del mondo


Platone discute sul rapporto che c’è tra il mondo della natura e il mondo articolato delle idee. Fa questo nel Timeo. Nel mondo della natura c’è un’incessante mobilità per cui è impossibile in essa avere scienza certa: il mondo allora può raccontarsi soltanto attraverso il mito ed in particolare del mito del mito del demiurgo (T 72). Il modello che egli imita è quello delle idee: ma il materiale di cui è costituito il mondo offre resistenza all’azione del demiurgo; esso allora una volta generato non risulta perfetto e questo è il motivo della sua corruttibilità. Nonostante questo il demiurgo foggia il mondo indirizzandolo al meglio come già aveva sostenuto Platone nel Fedone. La base della struttura dell’universo sono figure geometriche elementari ossia triangoli. La matematica è allora la struttura primaria e al tempo stesso lo strumento per poter conoscere il mondo naturale. Il mondo non può essere incorporeo (come le idee che sono il modello) ma al tempo stesso non può non essere uno essendo imitazione del modello. Anche il mondo possiede un’anima così che esso costituisca un grosso essere vivente. Il modello finalistico spiega anche la diversità tra gli uomini: l’anima razionale ha la sua sede nel cervello, quella animosa nel cuore, quella appetitiva nelle viscere. La prevalenza di una parte sulle altre spiega le differenze di vita tra gli uomini. In contrapposizione con le tesi della parità tra uomini e donne della Repubblica, la donna e tutto il mondo animale sono il risultato di una corruzione di uomini che vissuti ingiustamente, nella seconda generazione si sono trasformati.

Tratto da FILOSOFIA ANTICA di Carlo Cilia
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