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Socrate in Platone. "So di non sapere" e confutazione


Il Socrate di Platone: nel Simposio Platone ci mostra la figura di Socrate come di un uomo che non assomiglia a nessuno degli uomini del passato e del presente; non è un ribelle anzi accetta la pena inflittagli senza fuggire. Quello che a Socrate sta più a cuore è convincere i singoli cittadini a prendersi cura, prima che delle cose della città, della città stessa e dunque dei cittadini stessi, prendendosi cura della propria anima. (T. 138). Egli non interroga il mondo o se stesso perché il suo punto di partenza è la consapevolezza di non sapere. Diventa allora necessario rivolgersi ad altri che si ritengono possessori del sapere intellettuali e politici. Egli scopre di essere più sapiente degli altri nella misura in cui sa almeno di non sapere (T 17). Nasce da qui l’ironia di Socrate che illude l’interlocutore con l’ammirazione per le sue risposte che alla fine si riveleranno inconsistenti. Egli procede attraverso il metodo della confutazione; la domanda tipica della ricerca socratica è: che cos’è? (T 18) In questo modo l’indagine socratica pur avendo come obiettivo la soluzione di problemi etici, affronta anche un’indagine logico-linguistica. Egli chiede la definizione di ciascuno degli oggetti in questione. Per questo motivo Aristotele ha interpretato questo atteggiamento come ricerca degli universali.

Tratto da FILOSOFIA ANTICA di Carlo Cilia
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