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Concetto di causalità. Einstein e entanglement


Kant però, insieme con Hume, sarebbe stato di lì a poco smentito dalle nuove scoperte in ordine alla meccanica quantistica: Einstein stesso scoprì a proposito della relazione tra fenomeni che non sempre due fenomeni in relazione causale tra loro dipendono l’uno dall’altro in senso spaziale; o meglio non necessariamente essi sono contigui. Questo fenomeno è stato poi definito entanglement: esso mostra come è possibile che si stabilisca una connessione causale tra fenomeni anche a milioni di km di distanza. E per di più questo fenomeni non è neanche per un attimo dimostrabile a livello locale; esso si verifica solamente a grandi distanze. La cosa interessante è: come spiegarlo? Newton avrebbe risposto con la frase: “ipotesis non fingo” (non faccio ipotesi) noi potremmo invece azzardare l’idea che anche se non riusciamo a scorgerla in realtà la connessione causale esiste. Questa situazione è esattamente quella dell’elettrone nella scatola che finché non è osservato non se ne può determinare la posizione esatta perché risulta essere come una nuvola. E dividendo la scatola in due e separando le due parti non saprò mai da che parte sta l’elettrone; questa incertezza gnoseologica è il risultato di un interazione (che è stata chiamata “passione”) che si stabilisce tra le due parti; è come se l’una dipendesse dall’altra fintanto che io non mi accerto da che parte sta l’elettrone. Questo ci fa intuire che esiste un legame causale tra le due metà di scatola, ma risulta impossibile ad oggi, con la rappresentazione dell’elettrone che abbiamo, stabilire quale sia la “vera causa” che li lega.
La teoria super assodata della relatività ristretta afferma che non esiste velocità superiore a quella della luce (300.000 km/s). questo fenomeno entra un po’ in conflitto con le nuove teorie sviluppate in meccanica quantistica; non che esse si contraddicano escludendosi a vicenda, quanto piuttosto risultano inconciliabili. Il tentativo di conciliazione tra le due teorie a dato vita a quello che è stato chiamato modello standard.

Tratto da FILOSOFIA DELLA SCIENZA di Carlo Cilia
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