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Autocoscienza del contingente


Contingente si dice di ciò che sussiste grazie un'altra cosa, perché non si fa da se. Ogni cosa, in quanto è, partecipa all'assolutezza dell'essere secondo la misura che gli è propria, e per la quale è diversa dagli altri e soprattutto dall'essere assoluto. Quest'ultimo è riconosciuto tale perché la ragione dell'essere e l'essere spesso coincidono (San Tommaso, summa teologia). Noi non siamo creatori di noi stessi, dunque, l'atto con cui cogliamo il nostro essere attesta che quanto più noi scendiamo dentro noi stessi, tanto più ci rendiamo conto di non scaturire da noi stessi, ma da un altro che ci fa. Il mio stesso esistere attesta che c'è qualcos'altro più di me e da cui vengo fatto. Amare il nostro essere significa amare l'essere da e per cui siamo. L'uomo è un essere che c'è, perché un altro lo fa essere continuando la sua creazione. Della nostra esistenza possiamo decidere pro o contro, ma non di esistere. L'uomo sa di volere, ma se riflette arriva anche a sapere che continuamente dipende da un altro: solo quando riconosce questa sua origine egli è libero. L'uomo non è un prodotto di progetti meccanici, senza nessun principio trascendente esistente dietro; è invece unico, in quanto è la sola creatura vivente che ha coscienza della sua esistenza come qualcosa che aspira a un suo significato.

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