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La teoria classica


L’approccio teorico classico afferma esistere uno specifico rapporto tra i debiti di finanziamento e il capitale proprio che massimizza il valore economico del capitale complessivamente investito dall’impresa (V) (e minimizza il costo ponderato del capitale), risultante dalla somma del valore economico del capitale proprio (W) e dal valore economico dei debiti di finanziamento (D). E quindi V = D + W.

Caso impresa unlevered.                
Valore ec. capitale investito impresa unlevered     Vu = W      valore economico patrimonio netto
W = Rnu / Keu
In assenza di debiti di finanziamento
il costo del capitale proprio (Keu) = costo medio ponderato del capitale (K)
il reddito netto coincide con il reddito operativo Rn(u) = Ro (u)
il valore dell’impresa non indebitata  Vu = al valore ec. del patrimonio netto (W)

Caso impresa levered.
Valore capitale investito impresa levered         Vl = W + D
W = Rn(l) / Ke;         D = Of/i
L’incremento di Vl rispetto a Vu (dovuto a una scelta di struttura finanziaria) è il valore economico della leva finanziaria (Vlf): è l’effetto della sostituzione di fonti più onerose (patrimonio netto) con fonti meno onerose (debito finanziari).
Vif = Rn(u) × (1/Kl – 1/Ku)
Rn(u): risultato netto impresa unlevered
Kl: costo medio ponderato del capitale dell’impresa levered        Kl = [W ⋅ Kel + D ⋅ i]/(W + D)
Kel: costo del capitale proprio dell’impresa levered
Ku: costo medio ponderato del capitale dell’impresa ulevered (coincidente in assenza di D con Keu)
Vl = Vu + Vlf
Vl = valore economico impresa indebitata; Vu = valore ec. impresa non indebitata; Vif = valore economico leva finanziaria.

Ma indebitarsi significa assoggettare i risultati del proprio investimento a una maggiore incertezza (dovuta all’ulteriore componente di rigidità dei costi introdotta dagli interessi passivi)  ->  in cambio di un premio per il rischio finanziario (Vprf) che incrementa la remunerazione minima attesa dai finanziatori. Quindi, il valore dell’intero capitale investito (Vl) sarà:
Vl = Vu + Vlf – Vprf
Vl = W – Vprf + D
Vl = [Rn(l) + Of] /Kl  [capitalizzazione dei risultati ottenuti dall’insieme dei finanziatori al tasso di remunerazione minimo atteso dagli stessi]      dove     Klr = [W ⋅ Kel + D ⋅ i]/ (W + D)
Dunque, l’incremento di ricchezza generato dall’utilizzo del debito invece che del patrimonio netto è pari a: 
Vl – Vu        oppure a:    Vlf – Vprf

La teoria classica afferma quindi che, un’impresa ha la possibilità di incrementare il suo valore globale e di abbassare il suo costo medio ponderato del capitale ricorrendo a un mirato utilizzo della leva finanziaria (e questo indipendentemente da qualsiasi intervento sul lato dell’attivo). Tutto ciò perché il beneficio goduto dall’impresa nel ricorso a una fonte di finanziamento meno onerosa non è completamente eroso dal maggiore rendimento richiesto dagli azionisti sul capitale proprio in ragione dei rischi addizionali sopportati per effetto della variazione della struttura finanziaria.
La posizione fondamentale dei classici consiste nell’affermare che esiste un rapporto debiti di finanziamento / capitale proprio ottimale, un rapporto per il quale il costo medio ponderato del capitale (K) è minimo e il valore economico dell’impresa è massimo (punto “X”):
Fino al raggiungimento della struttura finanziaria ottima il crescente rendimento richiesto per il capitale proprio (Ke) è più che compensato dal minor costo dei debiti di finanziamento
Oltre il rapporto ottimale gli oneri che il ricorso all’indebitamento finanziario comporta (rischi finanziari, costi del dissesto, di transazione/negoziazione, maggiori costi del debito finanziario stesso) incrementano il costo medio ponderato del capitale (K) rispetto a quello dell’impresa unlevered e riducono il valore dell’impresa.
Ne deriva che converrà indebitarsi fino al punto, c.d. di indebitamento ottimale, in cui:
Sarà max differenziale  Vif – Vprf
Un € di indebitamento marginale riesce a ridurre il costo medio ponderato del capitale dell’impresa indebitata.
Tuttavia non esiste una struttura finanziaria ottimale per tutti i settori di attività (operare in un settore a elevata instabilità richiede un uso della leve finanziaria molto più cauto)

Tratto da FINANZA D'IMPRESA di Alessia Chiovaro
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