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Fisiopatologia del fegato


Il fegato è la ghiandola più grande del nostro corpo e corrisponde al 2% del peso corporeo. E’ a destra. Il 70% del sangue che arriva al fegato è condotto dalla vena porta, esito della confluenza di tre vene: splenica, mesenterica superiore e inferiore. Il restante 30% è condotto dall’arteria epatica. La vena porta e l’arteria epatica giungono nello spazio portale e si risolvono in sinusoidi che penetrano nei lobuli, le unità strutturali del fegato; attraverso i lobuli raggiungono poi le vene sovraepatiche.
La bile, che si forma all’interno degli epatociti, viene secreta dalla parte opposta, confluisce nei dotti biliari, nei dotti epatici dx e sin, poi nel dotto epatico comune e infine nel coledoco.
Le cellule del fegato sono: epatociti, cellule di Kupffer, cellule stellate, cellule endoteliali sinusoidali. L’epatocita immagazzina carboidrati sottoforma di glicogeno; sintetizza proteine plasmatiche (es. albumina) o le degrada formando zuccheri e grassi; sintetizza colesterolo e trigliceridi; metabolizza ormoni e farmaci; metabolizza la bilirubina; secerne la bile; forma l’urea. Le cellule di Kupffer sono dei macrofagi ancorati all’endotelio che hanno il ruolo di fagocitare il materiale estraneo (detossificazione). Le cellule stellate sono cellule perisinusoidali che rappresentano la principale sede di immagazzinamento della vitamina A; inoltre si attivano in corso di danno epatico ed effettuano la fibrogenesi.
Le alterazioni dell’epatocita possono determinare:
- Steatosi, accumulo di grasso nel fegato che può essere associato al alcool, obesità, diabete, dislipidemia (macrovescicolare) o al virus C (microvescicolare)
- Necrosi, morte della cellula con conseguente rilascio di enzimi citoplasmatici (GOT, GTP); primo segno di alterazione epatica. Può essere causata dal virus A, B, C, da accumulo di metalli come il ferro (emocromatosi) e il rame (malattia di Wilson), da farmaci.

I meccanismi di riparazione del danno epatico sono: rigenerazione, fibrosi e apoptosi.

Tratto da GASTROENTEROLOGIA di Lucrezia Modesto
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