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Il rapporto centro-periferia in "Un destino ridicolo"

Come nella Regina disadorna, anche in Un destino ridicolo l’azione si svolge principalmente nel centro storico, descritto come un dedalo di vicoli strettissimi, rumoroso, confusionario, brulicante di gente a tutte le ore.
E anche qui si parla delle alture di Genova dove i fidanzati fanno le loro passeggiate. Ma negli anni Sessanta questi posti non si raggiungono più con la funicolare e i tram, bensì con le corriere (come vedremo in Tabucchi): «Veretta e Salvatore si incontrarono in Piazza della Vittoria e salirono sulla corriera che avrebbe attraversato le colline. A metà del viaggio Veretta gli chiese dove stavano andando e Salvatore rispose guardando fuori dal finestrino: “Non lo so. Dove è più bello. Non mi piace stare in mezzo alle case. La città è una prigione più grande, dove non ti accorgi di essere rinchiuso”. Scesero nella piazzetta di Casella e si avviarono per un sentiero in salita». 
Ma, mentre ne La regina disadorna il mare resta sempre sullo sfondo, unicamente legato alle attività lavorative del porto e mai come luogo di svago, in Un destino ridicolo gli innamorati Carlo e Maritza fanno una gita in barca (con la barca del ricco Carlo), a San Fruttuoso di Camogli: «Carlo teneva una piccola lancia a motore alla Società pescatori dilettanti alla Foce […]. Arrivarono dopo due ore davanti a San Fruttuoso, sopra la statua del Cristo sommerso. Il sole era tramontato e passarono accanto ai lumi delle barche dei pescatori. Non c’era un filo di vento. Carlo aveva esaurito durante il viaggio il repertorio delle proprie avventure, delle arti marinare e delle facezie. Si sdraiò accanto a Maritza e le strinse la mano».
La città è sempre quella delle discese e delle salite: Carlo cercherà Maritza «per tutta la città, in discesa e in salita…». Alla fine del romanzo, quando negli anni Novanta Fabrizio lo incontra, l’ex protettore abita ormai in un quartiere popolare, in Mura degli Angeli, ovvero nella stessa via in cui abitano Sascia e Giacomino nella Regina disadorna (dove, per Maggiani, negli anni Venti-Trenta «i camalli avevano preso il costume già da decenni di affittare per le loro amanti, per le loro seconde e terze famiglie»): Carlo infatti vive in «un appartamentino modesto, ma altisonante nella panoramica veduta sul porto».

Tratto da GENOVA NELLA LETTERATURA di Isabella Baricchi
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