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Densità grezza e densità fisiologica

Le lunghe e complesse fasi del popolamento della terra hanno oggi determinato una situazione assai particolare per quanto riguarda la distribuzione umana. Infatti questa non è in alcun modo omogenea e per quanto riguarda la stessa ecumene vede l’alternarsi di zone fittamente abitate a zone che presentano valori di popolamento estremamente più bassi.  In altre parole si può parlare di una distribuzione quasi a macchia di leopardo, che vede una serie di territori fortemente abitati ed altri assai scarsamente popolati. La carta … rappresenta uno dei criteri con i quali si può illustrare cartograficamente, anche se in termini quanto mai schematici ed approssimati, la distribuzione della popolazione mondiale. Si tratta di un cartogramma a punti ove ogni punto rappresenta in questo caso un addensamento pari ad un milione di abitanti. E’ ovvio che aumentando la dimensione delle aree rappresentate si può restringere il valore dei punti di riferimento ed effettuare osservazioni più analitiche o scrupolose. Ragionando in termini mondiali va da sé che il margine di approssimazione necessariamente aumenta e la rappresentazione è in grado di offrire un’immagine del popolamento per vaste aree geografiche. 
Altra cosa è la densità che esprime il numero di abitanti che in media vive in un chilometro quadrato di superficie. La densità calcolata in questo modo è più propriamente detta densità grezza o aritmetica, in quando non esprime situazioni reali, ma valori teorici. Essa viene calcolata tenendo conto di limiti politici o comunque amministrativi che, come ovvio, inglobano al loro interno situazioni geomorfologiche ed ambientali talvolta estremamente differenziati. Tanto per fare un esempio la popolazione egiziana, che oggi sfiora i settanta milioni, è pressoché tutta concentrata nel delta e lungo la bassa valle del Nilo, ma la superficie del paese è pari a circa un milione di chilometri quadrati, cosicché la densità media è al di sotto dei settanta abitanti per chilometro quadrato.  La valle del Nilo, secondo alcune stime, rappresenterebbe poco più del 3% della superficie totale dell’Egitto, cosicché se si calcolasse un densità rapportata ad una superficie realmente fruita (ad esempio in rapporto alla terra agricola produttiva), questa raggiungerebbe un valore enormemente più elevato, in questo caso pari a oltre cinque volte  quello precedente. Esempi analoghi potrebbero essere fatti riferendosi a particolari regioni all’interno di vari stati. Si pensi a due regioni italiane quali la Liguria e la Valle d’Aosta che, pur in situazioni geografiche diverse, vedono un forte addensamento di popolazione lungo piccole percentuali del territorio (rispettivamente la costa e la valle centrale). Alcuni hanno perciò proposto un conteggio più calibrato detto densità fisiologica, che dovrebbe tener conto del numero di abitanti per unità di superficie agraria produttiva. Ma anche questi calcoli sono suscettibili di errori e comunque di grandi margini di discutibilità. In ogni paese o regione del mondo ci sono terre più o meno produttive, alcune danno rese abbondanti mentre altre forniscono una produzione minima o comunque sono marginali ed adatte solo al pascolo. La produttività agricola è inoltre strettamente correlata con l’affollamento della popolazione e lo sviluppo tecnologico che consente di ottenere rese sempre più elevate. Si pensi ancora  all’incidenza odierna delle popolazioni urbane che oggi, pur con considerevoli variabili tra paese e paese, superano il 40% di quella totale. 
I disequilibri nella distribuzione demografica nello spazio si manifestano anche se sono osservati sotto la prospettiva della densità di popolazione secondo i valori per continente (tabella n° 1). Ancora una volta appare evidente la sproporzione del continente asiatico che ancor più espressiva se consideriamo che questo continente è il più grande in quanto a superficie territoriale. L’Europa è il secondo continente per densità. Però nelle zone interne dell’Asia, così come in tutti i continenti, si registrano valori bassi e le densità demografiche variano molto da zona a zona all’interno di uno stesso continente. Per questo motivo la densità media per continente ed ancor più quella mondiale, quarantaquattro abitanti per chilometro quadrato, non hanno grande  interesse se non come indicatore del fatto che risulta difficile giustificare il sovrappopolamento del mondo. 
Comunque si osservi la situazione sono evidenti una serie di concentrazioni umane localizzate per lo più nelle aree di più antico popolamento (regione cinese, penisola indiana, Europa occidentale) o, per quanto riguarda zone di popolamento recente, il nord est degli Stati Uniti d’America ed in generale le coste orientali del Nuovo Continente. All’interno di queste grandi aree si possono per altro rilevare zone abbastanza ristrette in cui si radunano elevate percentuali del genere umano. La regione più popolosa è quella cinese che ha superato il miliardo di abitanti, statisticamente distribuiti su oltre nove milioni di chilometri quadrati, ma concentrati in alcuni settori del paese a riscontro di altri (come l’inospitale deserto di Gobi) pressoché disabitati. La regione indiana ospita oggi quasi un miliardo di abitanti ed è caratterizzata da impressionanti concentrazioni localizzate intorno al basso corso dei grandi fiumi e comunque lungo le coste. Nell’Europa occidentale vivono oltre cinquecento milioni di persone più o meno capillarmente diffuse e in grandissima percentuale distribuite in grandi e medi centri urbani. In Gran Bretagna o in Francia, ad esempio, circa il 20% delle rispettive popolazioni sono concentrate nelle affollate capitali o nei loro hinterland. Così nel nord est degli Stati Uniti d’America si è venuto a costituire un immenso agglomerato urbano, definito megalopoli,  comprendente le città Boston, Washington, New York, Filadelfia e Baltimora che oggi si estendono praticamente senza soluzione di continuità e registrano  complessivamente circa cinquanta milioni di abitanti, poco meno di un quinto di quella di tutto il paese. Sud America, Africa Nera ed Australia hanno invece basse, se non minime, densità di popolazione. I quasi seicento milioni di abitanti dell’Africa sub sahariana  presentano solo qualche concentrazione nella regione nigeriana e negli altipiani orientali e sud orientali, mentre in Sud America, ove la popolazione aborigena è stata quasi del tutto sostituita da quella emigrata dall’Europa (a partire dal sedicesimo secolo), l’insediamento si concentra in larga misura lungo le coste orientali in una vasta fascia a cavallo del Tropico del Capricorno e, in prossimità dell’equatore, lungo la stessa Cordigliera delle Ande. L’altitudine infatti è assai importante per l’insediamento, presentandosi allo stesso tempo e a seconda delle latitudini, come fattore di repulsione o di richiamo. In molte aree intertropicali ad esempio essa presenta il vantaggio di modificare favorevolmente le condizioni climatiche che a quote basse sono caratterizzate da temperature elevate accompagnate da altissimi tassi di umidità e favoriscono la persistenza di emergenze patologiche come la malaria o la tripanosomiasi. 
Assai modesta è invece l’attuale popolazione, sia in termini assoluti che relativi, dell’Oceania. Al di là delle peculiari situazioni dei vari arcipelaghi che per ovvie ragioni non hanno mai costituito aree di concentrazione, la stessa Australia, vuoi per le condizioni generali del territorio (presenza di un grande deserto che ne occupa quasi tutta la parte centrale), che per la recentissima colonizzazione da parte degli europei, registra oggi una delle densità più basse del mondo e presenta ben pochi poli di insediamento, localizzabili nei territori costieri del sud est in concomitanza con le più popolose città del paese (Sidney, Melbourne, ecc.).

Tratto da GEOGRAFIA POLITICA ED ECONOMICA di Filippo Amelotti
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