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Le repubbliche musulmane dell’Asia centrale

Se si eccettua la parte settentrionale dell’Afghanistan, il Turkestan occidentale è oggi interamente occupato da 5 repubbliche indipendenti. Esse fecero parte fino a pochi anni fa dell’URSS e ora sono associate alla Russia, all’Ucraina, alla Bielorussia, alla Moldavia, alla Georgia, all’Armenia e all’Azerbaijan nella Comunità di Stati Indipendenti (CSI) = un organismo di coordinamento nel quale i legami tra i vari membri sono però assai tenui.
La popolazione è, in prevalenza, di stirpe turco-mongola e di religione musulmana.
Dopo la fondazione dell’URSS i territori dei turchi vennero divisi in repubbliche e ottennero il riconoscimento di una relativa autonomia. Ma, in realtà, il centralismo e l’ideologia di stato materialista condussero a forti limitazioni della pratica religiosa e a una russificazione culturale forzata.

Oggi è sempre più forte la diffidenza, quando non addirittura l’ostilità aperta e il desiderio di rivalsa nei confronti dei russi, visti come colonizzatori e portatori, oltre che dell’ideologia comunista, di un espansionismo cristiano e slavo appare assai forte la tensione e con essa la possibilità di un allontanamento delle repubbliche islamiche centroasiatiche dalla Russia e di un loro accostamento al mondo islamico. Forte preoccupazione suscita anche il fatto che nel Kazakistan, dopo la disgregazione dell’URSS, sono rimaste importanti installazioni di armi nucleari.
Tuttavia, i modi e i tempi di un’avanzata islamica nella regione restano incerti; per ora, essa è stata contenuta da governi neocomunisti, decisamente tirannici e repressivi → dove la spinta islamica si è verificata con più forza, e cioè nel Tagikistan, essa è stata repressa in maniera molto violenta.
Anche i conflitti etnici tra i vari popoli turchi sono spesso aspri e pericolosi. Si aggiunga, poi, che i russi sono fortemente presenti in questi paesi, anche se molti di essi, insieme ad ucraini ed altri europei, tendono a tornare nei loro paesi d’origine. Una tendenza, questa, che può danneggiare i nuovi stati, perché sono prevalentemente russi i tecnici, gli ingegneri, i medici, gli operai specializzati. Dopo l’11 settembre e l’intervento militare in Afghanistan, la presenza russa nella regione si è comunque rafforzata. Ma le repubbliche dell’Asia centrale tendono oggi ad instaurare rapporti politico-economici anche con gli USA, l’Unione Europea, la Cina, il Giappone. Dal canto loro, questi paesi sono attratti non solo dal ruolo strategico della regione, ma anche dalle sue risorse economiche, in particolare del petrolio del Caspio: alla fine degli anni ’80, infatti, si è potuto stabilire che il Mar Caspio racchiude riserve di petrolio e di gas naturale assai più consistenti di quelle note fino ad allora. Questa scoperta ha, ovviamente, attirato l’interesse dei paesi litoranei del Caspio, ma anche quello di compagnie petrolifere straniere, specie americane. Si è aperto, inoltre, il problema degli oleodotti e dei gasdotti, attraverso i quali trasportare il petrolio verso i suoi potenziali acquirenti. È una questione che sta a cuore, soprattutto dopo l’11 settembre, ai paesi importatori, che hanno tutto l’interesse a diversificare le proprie fonti di approvvigionamento energetico e a diminuire la propria dipendenza dal Medio Oriente.

Tratto da GEOGRAFIA POLITICA ED ECONOMICA di Elisa Bertacin
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