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Dal liberalismo globale al neoliberismo globale

Con la rivoluzione del '68 comincia ad essere minata la visione di controllo del liberalismo globale diventata egemonica con la promessa del benessere materiale. Contemporaneamente un'altra minaccia veniva dalla stagnazione e dalle rivendicazioni di un gruppo di stati PVS che chiedevano l'instaurazione di un NOEI. In quegli anni, per volontà di Rockfeller nacque la Trilateral Commission (1973), un gruppo informale ai più alti livelli che coordinava Stati Uniti e Canada, Europa e Giappone. L'iniziativa nacque dalla convinzione che non fosse più possibile pensare ad una leadership dei soli Stati Uniti, ma che il sistema internazionale richiedesse una leadership diffusa per combattere le nuove sfide. Parallelamente si andò a sviluppare il G7. I presidenti di società transnazionali e multinazionali ebbero un ruolo fondamentale nel decision-making e nel policy-making in seno a questi gruppi, attraverso attività di lobbying. La Trilateral ebbe un ruolo importante nella riforma di diverse istituzioni multilaterali, tra cui l'OCSE. Nel Task force report del '76 intitolato The Reform of International Institutions si propone una riforma che prevede un'articolazione gerarchica delle organizzazioni con processi decisionali che partono da un gruppo ristretto e informale (la Trilateral) per poi essere estesi a organizzazioni di portata via via più globale. Questa doveva essere, per la Trilateral, la nuova ossatura del governo mondiale. 
La recessione del periodo '79-'82, insieme con la politica di Reagan, oltre ad indebolire il potere dei lavoratori ebbe l'effetto di rafforzare il potere strutturale del capitale transnazionale. Alla fine degli anni '70, con l'avvento del liberismo conservatore di Thatcher e Reagan si chiudeva l'epoca del liberalismo globale e si apriva quella del neoliberismo globale, che si concretizzò in una deflazione competitiva da parte degli Usa, che provocò un apprezzamento del dollaro e un deficit commerciale in costante crescita. La sopravvalutazione del dollaro permise a Reagan di tagliare le tasse e accrescere la spesa per la difesa. La politica reaganiana legittimò la speculazione finanziaria, ritenuta da alcuni un elemento funzionale che sgombera il mercato dai suoi elementi più deboli (selezione naturale). Ha inoltre arrestato la crescita globale e portato ad una sempre crescente polarizzazione. In compenso l'America ha goduto di una nuova primavera di potenza economica e militare, ma privata del volto umano che l'aveva precedentemente caratterizzata.

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