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Approccio realista e approccio marxista


Tra tutte le teorie sulle relazioni internazionali, 2 approcci hanno concentrato in particolare la loro attenzione sul ruolo chiave che la crescita differenziata di potere tra le società riveste nel mutamento politico: quello realista e quello marxista. Hanno dei punti di vista molto simili sulla natura e sulla dinamica delle relazioni internazionali: entrambi la spiegano in termini di crescita differenziata di potere tra gli stati e attribuiscono a questa crescita differenziata gli aspetti più importanti delle relazioni internazionali. Si differenziano nel modo di considerare la dinamica fondamentale del sistema: il realismo mette in evidenza la lotta per il potere tra gli stati; il marxismo mette in evidenza il motivo del profitto nelle società capitaliste.
La teoria realista del mutamento politico internazionale si basa sulla legge della crescita disuguale. Secondo la teoria realista la causa delle guerre tra gli stati e dei cambiamenti nella politica internazionale è la crescita disuguale del potere tra gli stati. Gli autori realisti hanno attribuito la dinamica delle relazioni internazionali al mutare della distribuzione del potere in un sistema internazionale in un certo periodo di tempo. Questo mutamento comporta profondi cambiamenti dei rapporti tra gli stati e del sistema internazionale stesso. Alla base del fondamento di questa legge sta il fatto che il potere è relativo; l’aumento del potere di uno stato comporta la perdita di potere di un altro. Ciò crea ciò che Herz ha chiamato il dilemma del potere e della sicurezza. Secondo Herz ogni gruppo deve fare i conti con la possibilità di essere attaccato o dominato da altri gruppi. Ogni gruppo si sforza di accrescere la propria sicurezza acquistando sempre più potere. Benché non possa mai raggiungere una sicurezza completa, cercando di aumentare il proprio potere fa aumentare l’insicurezza degli altri e stimola la lotta per la sicurezza e per il potere. La lotta per la sopravvivenza è la condizione propria delle relazioni internazionali.
In base alla legge della crescita disuguale un gruppo o uno stato, man mano che il proprio potere aumenta cercherà di accrescere il proprio controllo sull’ambiente. Allo scopo di aumentare la propria sicurezza il gruppo cercherà di espandere il proprio controllo politico, economico e territoriale e di cambiare il sistema internazionale in conformità con i suoi interessi specifici.
La forza tendenza alla competizione oligopolistica tra gli stati a stimolare gli stessi ad espandere il proprio potere è bilanciata dal fatto che il potere e il suo esercizio comportano dei costi per la società; la società deve stornare risorse umane e materiali dagli altri obiettivi sociali. La presenza di una molteplicità di scopi che possono entrare in conflitto tra loro fa sì che uno stato debba soppesare i costi e i benefici dell’espansione del proprio potere rispetto ad altri obiettivi sociali.
L’importanza della crescita differenziata del potere tra gli stati sta nel fatto che essa modifica il costo di un mutamento del sistema internazionale e gli incentivi a tale mutamento. Nel momento in cui il potere di uno stato aumenta, il costo relativo di un mutamento del sistema e del conseguimento degli obiettivi dello stato diminuisce.
Uno stato più potente può permettersi di pagare un costo più alto rispetto ad uno più debole. Secondo la legge della domanda, quando il potere di uno stato aumenta, aumenta anche la probabilità che sia disposto a tentare un cambiamento del sistema.
In conclusione la struttura del sistema internazionale e dei cambiamenti di tale struttura sono determinanti della condotta degli stati. La struttura del sistema condiziona il comportamento e impone un costo a qualsiasi tipo di comportamento che si prefigga una modificazione dello status quo internazionale. La distribuzione delle capacità tra gli stati può far diminuire o aumentare il costo di un cambiamento del sistema internazionale. Tuttavia la tendenza di una società ad effettuare dei cambiamenti del sistema internazionale non dipende solo da una diminuzione dei costi ma anche da fattori interni che influenzano la capacità e la disponibilità di una società a far fronte a tal costi.

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