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Definizione di metropoli, megacittà e megalopoli

Definizione di metropoli, megacittà e megalopoli

Nel 2004 19 metropoli hanno registrato una popolazione di oltre 10 milioni di abitanti, guadagnandosi il titolo di megacittà. Nel 1900 non esistevano centri di dimensioni analoghe. Ne consegue che il notevole aumento della popolazione mondiale nel corso dei secoli ha implicato un forte incremento anche della componente urbana: quest’ultima, infatti, è passata dal 2% nel 1800 a oltre il 48% nel 2004. 
La percentuale di popolazione urbana è cresciuta ovunque in misura rilevante, poiché il fenomeno dell’urbanizzazione si è diffuso a tutte le aree del globo. L’entità della crescita urbana varia da continente a continente e da regione a regione, ma quasi tutti i Paesi evidenziano due elementi comuni: la percentuale di persone che abitano in città è in aumento e le dimensioni della città tendono a crescere. 
Perciò, la maggioranza della popolazione mondiale sarà presto costituita da residenti in città. Secondo le Nazioni Unite entro il 2030 si raggiungerà la quota del 60% della popolazione mondiale nelle maggiori città. La crescita urbana avverrà in prevalenza nei Paesi a basso e medio reddito; ma anche in quelli a reddito elevato – dove i tassi di crescita della popolazione sono bassi o negativi – si registrerà un’espansione legata all’afflusso di emigranti internazionali alla ricerca di opportunità per migliorare le proprie condizioni. In quest’ultimo caso vi sarà anche un incremento dell’eterogeneità culturale delle popolazioni urbane che imporrà ad amministrazioni locali e centrali di predisporre idonei strumenti per l’integrazione. Il risultato, ovunque, è un crescente multiculturalismo urbano, con connessi problemi di frammentazione sociale e segregazione delle minoranze, isolamento e povertà, specie nelle maggiori città degli Stati di destinazione.

Con il termine megacittà ci si riferisce ad aggregazioni urbane che superano i 10 milioni di abitanti. Il termine fu coniato negli anni Settanta del secolo scorso dalle Nazioni Unite. L’emergere del fenomeno delle megacittà incluse, agli inizi del decennio successivo, a formulare previsioni pessimistiche secondo le quali questo tipo di aggregazioni sarebbe stato destinato a dominare la struttura urbana su scala planetaria e a distorcere le economie e le gerarchie fra città in tutti i Paesi. L’ONU previde che nel 2015 sarebbero esistite 22 città con 10 milioni di abitanti o più. Tali previsioni sono esagerate. Infatti, l’iniziale rapida espansione di molte megacittà è andata rallentando e ora alcune di quelle più grandi potrebbero essersi stabilizzate o addirittura vender scendere la propria popolazione. Quando importanti complessi metropolitani separati, qualunque sia la loro dimensione, si espandono lungo le strutture di trasporto da cui sono collegati, è possibile che alla fine si incontrino e si uniscano in corrispondenza dei rispettivi margini esterni, creando le ampie regioni metropolitane o conurbazioni. Nelle aree dove è emerso questo modello sempre più diffuso, il paesaggio urbano non può più essere descritto come un’area dai confini ben definibili e chiaramente  distinguibili dai territori agricoli interposti alle altre unità urbane. Occorre piuttosto riconoscere la presenza di vaste regioni di urbanizzazione continua, formate da più centri che si sono uniti in corrispondenza dei rispettivi margini.
Il termine megalopoli designa la principale conurbazione presente in Nordamerica, una fascia urbana quasi continua che si estende da nord di Boston (Maine meridionale) fino a sud di Washington D.C. (Virginia meridionale). Al di fuori del Nordamerica gli esempio di conurbazioni sono numerosi e in aumento, presenti ancora in prevalenza nelle aree più industrializzate dell’Europa, come Parigi e Londra, e dell’Asia orientale, come Tokyo, ma in via di diffusione anche in altre regioni del mondo, dove aggregati urbani e megacittà sono comparsi in Paesi in via di sviluppo ancora principalmente rurali dal punto di vista residenziale.
Le radici delle principali città moderne risalgono ad aggregazioni di case che hanno rappresentato ovunque la regola nella costituzione di un insediamento urbano. L’uomo, infatti, ha un istinto che lo induce a socializzare e cooperare. Persino i cacciatori e i raccoglitori dell’età della pietra vivevano e lavoravano in gruppo, anziché come singoli individui o famiglie isolate. Le culture primitive avevano carattere comunitario al fine di garantire la protezione, la collaborazione nell’affrontare gli sforzi, la condivisione dei compiti in base all’età e al sesso, e per svariate altre ragioni psicologiche e sociali. Abitare in comune divenne la regola quasi universale con l’avvento dell’agricoltura stanziale, ovunque quest’ultima si sviluppasse, e il villaggio diventò la struttura tipica in cui era organizzata la società umana.

Tratto da I CONCETTI CHIAVE DELLA GEOGRAFIA di Gabriella Galbiati
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