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Concetto di notiziabilità

Ogni giorno, i giornalisti devono coprire uno stesso spazio informativo, con gli stessi tempi a disposizione; per fare questo, organizzano le informazioni che arrivano secondo un ordine di rilevanza, procedendo all’attribuzione di un particolare valore a ogni singola notizia (news value), valore definito attraverso criteri di notiziabilità che siano ricorrenti, facilmente individuabili e classificabili. 
I news value servono a stabilire delle pratiche convenzionali nel lavoro giornalistico, affinché si assicuri una standardizzazione delle procedure ⇒ norme flessibili, perché l’efficacia del processo consiste proprio nell’abilità di saper modificare tali criteri, in fretta ed intuitivamente, per adattarsi a contesti che mutano rapidamente. Tali criteri diventano impliciti nelle interazioni quotidiane dei giornalisti durante il loro lavoro ⇒ sono assimilati dai giornalisti attraverso la socializzazione redazionale, ma anche nei processi formativi. 
Per chiarire ulteriormente il carattere negoziale dei processi descritti, occorre soffermarsi sui differenti livelli in cui sono scomponibili i criteri di notiziabilità: 
1. criteri sostantivi relativi all’evento: l’importanza degli eventi è strettamente correlata al coinvolgimento di soggetti appartenenti alle élite: la fama del personaggio, ovviamente, oscilla con il mutamento del clima d’opinione. L’importanza dei soggetti di cui trattano i newsmedia muta anche secondo la centralità dei soggetti di cui trattano i newsmedia muta anche secondo la centralità che in un dato momento storico presenta una determinata issue. 
Un altro valore-notizia importante è quello della territorialità = quanto più vicino al luogo di edizione e diffusione della testata accade un evento, tanto maggiore sarà l’attenzione del medium. NB: il criterio della prossimità deve essere interpretato considerando anche la vicinanza economica e culturale del luogo da cui si prende la notizia. 
L’importanza assegnata ad un evento è determinata anche dal numero di persone coinvolte: si può affermare che esiste un rapporto diretto fra il numero dei protagonisti e l’interesse dei destinatari ⇒ quanto meno importante è ritenuto un fatto, tante più persone deve coinvolgere per avere copertura mediale. 
2. criteri relativi al prodotto: riguardano i costi produttivi necessari per trasformare l’evento in notizia ⇒ nelle redazioni si è più favorevoli alla pubblicazione di eventi che siano consonanti con le procedure produttive e non richiedano grandi investimenti tecnici e organizzativi. Analogamente, è più semplice la copertura degli eventi che accadono in luoghi facilmente accessibili per i giornalisti; ciò è ancora più importante per le troupe televisive, per la loro esigenza di organizzare dei set per le riprese. Ovviamente, esistono eventi che non possono essere trascurati, anche se sono di difficilissima copertura; altri, per contro, possono essere coperti soltanto perché è agevole farlo. 
Per un’organizzazione del lavoro basata sulla capacità di velocizzare i processi produttivi, un criterio importante è la brevità = la capacità di presentare chiaramente i fatti senza superare una certa lunghezza delle notizie. Questa urgenza varia a seconda dei mezzi d’informazione: ad esempio, nel giornalismo radiotelevisivo le notizie sono in media molto più brevi ⇒ tale criterio diventa più rigido e rilevante. 
Il criterio principale relativo al prodotto è comunque la novità: un evento ha più possibilità di pubblicazione se viene giudicato nuovo, originale. Ci sono diversi modi per valutare l’elemento della novità: 
0 − la dimensione temporale: le notizie devono riferirsi a eventi il più possibile a ridosso del momento di trasmissione del notiziario o di pubblicazione del giornale 
1 − la frequenza: quanto più la frequenza dell’avvenimento è simile alla frequenza del mezzo d’informazione, tanto più probabile sarà la sua selezione come notizia di quel mezzo d’informazione. Ovviamente, questo processo è sfruttato al massimo dai canali all news e dall’informazione in rete, che garantiscono un aggiornamento continuo, abbassando così la soglia di significatività della novità informativa 
2 − “arrivare prima degli altri”: il timore di prendere il “buco” (= in gergo, la mancata presenza di notizie pubblicate dalla concorrenza) è uno degli affanni costanti del lavoro giornalistico 
3 − “quanto fino a quel momento è stato trattato un determinato argomento”: accade spesso che i giornalisti si accorgano di eventi oppure di temi che non risponderebbero esattamente al criterio della novità, ma che non sono stati esaustivamente trattati. 
Un altro criterio è il grado di narratività dell’evento: ci sono alcuni fatti che, pur non avendo una grande rilevanza, risultano facilmente raccontabili, perché dotati, ad esempio, di un forte potere emblematico (ad esempio, il cormorano nero simboleggia l’inquinamento marino conseguente alla guerra del Golfo), oppure perché facilmente descrivibili, in quanto corredabili con buone immagini, o perché consentono una scrittura ritmata. C’è chi a questo proposito distingue fra hard news (= notizie importanti) e soft news (= notizie interessanti, prevalentemente leggere, che dovrebbero servire a suscitare curiosità, sospendendo il tono grave che talvolta può assumere l’insieme delle notizie). Il grado di narratività muta a seconda dei mezzi di comunicazione. 
Un ultimo criterio relativo al prodotto è il bilanciamento delle notizie: nella redazione di un notiziario bisogna stare attenti a miscelare bene informazioni provenienti da differenti categorie di eventi e anche notizie che possano interessare differenti tipi di pubblico. 
3. criteri relativi al mezzo: poiché costituisce la fonte d’informazione primaria della maggior parte dei lettori, l’informazione televisiva è indubbiamente favorita nello svolgimento del ruolo d’agenda = di selezione e gerarchizzazione degli eventi da trattare. La carta stampata è costretta a tener conto di questo nel selezionare gli eventi da proporre, perché il lettore vuole vedere confermata dalla stampa la rilevanza di temi visti in televisione. 
Ogni medium ha una propria, particolare cifra narrativa: una redazione televisiva sarà portata a sopravvalutare una notizia se corredata da buon materiale visivo; così come un notiziario radiofonico darà più enfasi ad un eventi se è in grado di fornire la voce dei protagonisti in diretta, o comunque attraverso un’intervista esclusiva oppure in anteprima. Diversamente, la carta stampata lavorerà meglio nei casi in cui la storia si presta ad un buon racconto, oppure assume significatività attraverso un approfondimento e un’analisi accurata. 
L’evoluzione tecnologica sta cambiando considerevolmente il lavoro giornalistico. Il flusso d’informazioni che arriva incessantemente sul desk del redattore è in continua crescita, comportando riflessi significativi sulla notiziabilità degli eventi. Il giornalista è meno impegnato a cercare la notizia, mentre è più esposto alla sollecitazione di abili confezionamenti d’informazioni predisposti e inviati dalle fonti ⇒ la ridondanza informativa sta diventando un problema in tutte le redazioni, e spinge a cercare differenziazioni nelle modalità di presentazione delle notizie. 
4. criteri relativi alla concorrenza: innanzitutto, bisogna chiarire cosa costituisce concorrenza per un organo d’informazione. In generale, possiamo distinguere 3 diversi livelli di concorrenza: 
1 − concorrenza cognitiva: l’ampliamento dell’offerta di comunicazione moltiplica le forme e le modalità dei consumi, inasprendo la competizione dei tanti attori ora presenti nel campo per attirare l’attenzione del pubblico ⇒ concorrenza cognitiva = disputarsi con l’intera industria della conoscenza le risorse tempo e spazio del pubblico. 
Allo stesso tempo, l’allargamento del mercato consente una crescita ei prodotti strettamente informativi; l’ampliamento strutturale del sistema mediale è strettamente correlato al bisogno crescente di comunicazione da parte di qualsiasi soggetto che aspiri ad una pubblica visibilità. 
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Per concorrenza cognitiva si intendono incessante produzione d’informazioni (che ormai coinvolge anche i produttori di fatti) e interdipendenza di interessi (che si crea fra tutti questi soggetti). 
− concorrenza inter-media: coinvolge mezzi di comunicazione differenti. La rapida evoluzione economica e commerciale del sistema mediale obbliga ogni tipo di medium a ripensare la propria collocazione e a ridefinire processi organizzativi, posizionamento sul mercato e modalità di presentazione dei contenuti. Per quanto concerne il giornalismo, l’interazione/concorrenza fra i diversi tipi di media è ben evidenziata dal rapporto fra stampa quotidiana e TV. Le strategie di tale concorrenza devono considerare che i rapporti con il pubblico sono caratterizzati da forme di consumo differenti ⇒ la concorrenza inter-media = una concorrenza che obbliga ogni singolo mezzo ad avere una visione globale, per cercare di capire come convenga collocarsi nel mercato informativo, oppure come riposizionarsi in esso, nel caso si avverta di essere insidiati da nuovi media. 
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Il gioco concorrenziale si disputa nel riuscire a rendere cumulativa, piuttosto che alternativa, la fruizione di televisione e di carta stampata; la televisione, in questo senso, diventa una terribile concorrente nella pianificazione strategica delle aziende editoriali, ma, allo stesso tempo, è riconosciuta come fonte d’informazione irrinunciabile: un ricco repertorio, cui attingere per costruire l’agenda dei temi. 
− concorrenza intra-media: esiste fra lo stesso tipo di medium. È la concorrenza che si disputa ogni giorno nella selezione delle notizie, che si gioca nell’individuazione e nella gestione dei criteri di notiziabilità. Anche in questo caso, però, la concorrenza fra i diversi organi d’informazione risente del contesto. 
I cambiamenti non hanno prodotto, però, nel giornalismo italiano la classica distinzione fra stampa d’elite e stampa popolare, creatasi nei aesi occidentali che per primi hanno conosciuto l’espansione del mercato dell’informazione. Piuttosto, si è avuta un’ibridazione fra i vari modelli, una contaminazione di stili e di temi, che ha reso ancora più nette alcune tendenze che Gans ha individuato, più di 20 anni fa, come caratterizzanti il giornalismo americano: 
1 l’estensione dei flussi informativi rende più difficile per una testata poter ottenere informazioni che i concorrenti già non abbiano 
2 la crescita delle aspettative reciproche, per cui un criterio di selezione sempre più rilevante diventa quello di non discostarsi dalle presumibili scelte del concorrente 
3 la progressiva pigrizia nel ricercare novità, che spesso non sono ben accette nemmeno dalla direzione. 
4 Queste tendenze condurrebbero ad una progressiva omogeneizzazione nei prodotti informativi; in realtà, si tratta di un’omogeneizzazione che si compie attraverso l’allargamento dello spazio sociale rappresentato. Comunque, questo processo di “omogeneizzazione allargata” si riflette sulle modalità di produzione, perché induce ad una maggiore differenziazione nella presentazione delle informazioni ⇒ è nella presentazione delle notizie che le singole testate possono recuperare una loro cifra distintiva: se diventa più difficile distinguersi su che cosa dire, assumono rilievo le differenze su come dirlo. 
1 5. criteri relativi al pubblico: la diversa e maggiore rilevanza assunta dalle modalità di presentazione pone criteri di notiziabilità relativi al pubblico in una posizione di primaria importanza. Il contratto di lettura o di ascolto fra enunciatore ed enunciatario si modifica, passando dalla strategia tradizionale della distanza pedagogica alla strategia della complicità, che favorisce una più forte identificazione del pubblico con la testata. 
Il consumo d’informazioni incide nella definizione dell’identità individuale, anche perché fornisce importanti strumenti d’interazione per strutturare i rapporti sociali e rimarcare le differenze sociali ⇒ la fidelizzazione si costruisce lentamente, attraverso la descrizione e la rappresentazione di un universo simbolico in cui il pubblico possa riconoscersi. 

L’avvento delle breaking news sembrerebbe contraddire quanto detto in precedenza, perché sembra che la notizia venga data non appena la redazione la riceve. In realtà, la breaking news porta all’estremo il processo di selezione, perché lo velocizza: per motivi di concorrenza, le redazioni lanciano la notizia il più veloce possibile. Questo però significa che il tempo per controllare la veridicità è notevolmente ridotto. 
Le breaking news sono comunque molto importanti perché spesso la notizia fa la sua prima apparizione proprio in questo modo ⇒ a causa della velocizzazione dei tempi, questa prima apparizione è inevitabilmente viziata, perché contiene già elementi che saranno ripresi in futuro. In particolare, vengono date delle etichette per sintetizzare il contenuto della notizia; questa prima definizione vizierà tutte le future notizie su quell’evento. 
Inoltre, in un sistema basato sulla rapidità delle notizie, tutto deve essere una novità, altrimenti non c’è modo di battere la concorrenza ⇒ le news non sono in grado di lavorare su processi a lungo termine, ma solo su processi a breve termine. Ad esempio, non possono lavorare su decenni o secoli di sfruttamento e repressione, ma solo su pochi giorni di scontri violenti. Oppure, questo aspetto è ancora più visibile nel caso dei disastri naturali: la copertura dei disaster da parte dei media è così selettiva e arbitraria che, in una certo senso, essi creano un disastro quando decidono di riconoscerlo = essi danno la “patente ufficiale” di disastro ad un evento che altrimenti avrebbe un impatto assai più limitato; questa patente è spesso un prerequisito necessario per ricevere aiuti o ascolto internazionale. 

Tratto da I MEDIA E LA POLITICA INTERNAZIONALE di Elisa Bertacin
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