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Adozione e affidamento


I bambini per crescere ha bisogno di un ambiente stabile e stimolante; ci sono situazioni in cui la famiglia non è in grado di adempiere a queste funzioni per cui devono provvedere le istituzioni.
Adozione: per dare al bambino una famiglia idonea (consapevolezza dei bisogni e diritti del bambino ), il bambino che arriva all’adozione ha già subito un trauma. Occorre scegliere l’idoneità della famiglia (devono avere predisposizione alla genitorialità, non persone emarginate o con problemi socioeconomici). Indagine psicologica di circa un anno attraverso colloqui prima con entrambi i genitori, poi singolarmente. Due tipi di genitori che fanno domanda: coppie che non riescono ad avere figli propri (può essere una scelta egoista)  e coppie già con figli che vogliono adottarne uno per mettersi a disposizione dei bisognosi (sono facilmente idonei).
Il bambino è dato in affidamento preadottivo per un anno; periodo dedicato alla prova, non dovrebbe verificarsi il rifiuto della famiglia adottiva altrimenti è un secondo trauma. Per legge in Italia avvenuta l’adozione, non si può risalire alla famiglia d’origine (diritto d’anonimato); il bisogno di origini è frequente in adolescenza, soprattutto se stranieri, il bambino deve sempre crescere con consapevolezza di essere stato adottato.
Il bambino orfano non coincide con il bambino abbandonato (si addossa la colpa), è meno problematico perché ha un’immagine positiva dei genitori.
Affidamento: soluzione più praticabile dell’adozione (tempo determinato), non sempre la famiglia d’origine accetta questo provvedimento; può avvenire con diverse modalità: affidamento residenziale, diurno…a 18 anni il ragazzo può decidere se rimanere nella famiglia affidataria.

Tratto da IGIENE MENTALE. PSICHIATRIA E PREVENZIONE. di Antonella Bastone
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