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Relazione d’aiuto e tecniche partecipative


Anche l’oggetto d’intervento cambia connotazione: da utente (colui che usa) a cliente (che stabilisce una relazione con il servizio); si stabilisce un rapporto più paritario: diventa un fattore fondamentale per la scelta dell’intervento la visione soggettiva del paziente, necessità di partecipazione attiva del soggetto). La prospettiva dell’igiene mentale ha consentito di sostituire l’attenzione alle parti malate con la ricerca delle potenzialità, risorse e valenze positive del paziente, senza sottovalutare la sofferenza.
Relazione d’aiuto: è complementare e non sostitutiva della relazione terapeutica; è possibile l’incontro con il paziente per stabilire un rapporto fiduciario, emotivamente significativo e duraturo, è una relazione che accompagna il soggetto nel territorio (spazio fisico, mentale, geografico della mente e delle sue relazioni significative) perché la persona è espressione della comunità reale cui appartiene. Perciò necessità di tecniche centrate sull’individuo e interventi di gruppo e comunità, partecipazione utenza. La relazione duale (operatore-paziente) diventa triadica (operatore-paziente-contesto). Si riconosce all’utente il diritto di negoziazione (accettazione o rifiuto degli interventi) e mira a ottenere il suo consenso al progetto terapeutico.

Tratto da IGIENE MENTALE. PSICHIATRIA E PREVENZIONE. di Antonella Bastone
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