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Evoluzione dei timori legati al Mercato Unico nel corso del tempo


I timori riconducibili al mercato unico possono essere esaminati da tre diversi punti di vista: il loro sviluppo nel tempo, gli ambiti e i diversi Stati membri.
L’analisi che segue, che non pretende assolutamente di essere esaustiva, può comunque essere utile per delineare una strategia per il mercato unico che sia politicamente realistica

a.1. Prima della crisi

Una certa “STANCHEZZA DA INTEGRAZIONE” si era manifestata già prima che la crisi scoppiasse nel 2008.
- Da una parte, gli ambienti economici e politici hanno cominciato ad opporsi al fatto che la logica del mercato unico mettesse radici più profonde nel cuore del potere economico a livello nazionale. A tale riluttanza si possono per esempio imputare il difficile processo di introduzione – e i modesti risultati – della direttiva sulle acquisizioni, la resistenza all’attuazione della libera circolazione dei capitali relativamente ai diritti di voto speciali (golden shares) ed altri diritti speciali e alcuni tentativi di bloccare acquisizioni transfrontaliere.
- Dall’altra, in diverse fasce della società sono emersi timori relativi ad alcuni elementi ancora più fondamentali del mercato unico, per esempio la libera circolazione delle persone e dei servizi. È stato come se alcuni principi introdotti mezzo secolo prima con il Trattato di Roma, e in seguito abbondantemente applicati, fossero all’improvviso diventati fonti di tensioni e ansie, in particolare in occasione dell’adesione dei 12 nuovi Stati membri nel 2004 e nel 2007.

In realtà, l’allargamento è stato preparato in modo molto efficace da tutti i punti di vista, ad eccezione dell’opinione pubblica dei vecchi Stati membri. La percezione di una nuova realtà incombente – un mercato unico caratterizzato al suo interno da un livello di diversità mai registrato prima – ha scatenato PAURE che hanno contribuito a alienare le simpatie di una buona parte dell’opinione pubblica, come hanno chiaramente dimostrato i risultati dei referenda francese e olandese del 2005 (che hanno bocciato la Costituzione europea). In più, bisogna segnalare la paura di un mercato unico perfettamente integrato e indipendente dai poteri economici nazionali.

a.2. Durante la crisi

Durante la crisi, il mercato unico ha corso seri pericoli per un motivo diverso, ovvero la tendenza a cercare soluzioni urgenti a livello nazionale, manifestata da molti governi e anche da parti del mondo delle imprese, in particolare, dal settore dei servizi finanziari, sottoposto a forti pressioni (in questo caso, l’UE non è percepita come un partner con cui concertare, ma come censore normativo).
L’energica politica di attuazione delle norme adottata dalla Commissione e il senso di responsabilità diffuso tra gli Stati membri hanno permesso al mercato unico di sopravvivere e di uscire quasi indenne dalla crisi.
Gli anni 2008 e 2009 rappresentano tuttavia un inquietante memento degli enormi problemi che il mercato unico si troverebbe ad affrontare in caso di crisi acuta e prolungata. Pur disponendo di un solido ancoraggio nel sistema giuridico ed economico, il mercato unico non si è ancora radicato nelle mentalità come organismo dotato di poteri e strumenti che permettono di affrontare le crisi, almeno non al punto da sviluppare capacità di recupero rapido e superare il “punto di non ritorno” anche nelle peggiori circostanze.

a.3. Dopo la crisi

Dopo la crisi, ha cominciato a serpeggiare una certa “STANCHEZZA DA MERCATO”. La diffusione e la consistenza della fiducia nell’economia di mercato sono scese ai livelli più bassi dagli anni Ottanta. I limiti del mercato sono diventati più visibili à oggi molti considerano il mercato ingiusto, fonte di disuguaglianze inaccettabili ed inefficiente, avendo attirato enormi risorse verso attività finanziarie il cui contributo all’economia è oggetto di perplessità à la “stanchezza da mercato” si aggiunge alla “stanchezza da integrazione” citata sopra.

= se all’epoca del Libro Bianco del 1985 e nei successivi 20 anni, sono stati gli oppositori del mercato, della concorrenza e dell’integrazione che hanno dovuto difendere la propria posizione, oggi – e ciò sarà verosimilmente vero per un certo numero di anni a venire – sono coloro che invocano più mercato, più concorrenza e più integrazione che dovranno sostenere l’onere della prova davanti all’opinione pubblica e nelle arene politiche. Il “prodotto” che essi promuovono – per esempio, più mercato unico, come in questa relazione – dovrà dissipare in modo più convincente i timori che la crisi ha amplificato. Inoltre, anche la promozione del prodotto dovrà risultare molto più convincente, in quanto il sostegno alla causa dovrà avvenire, a differenza di quanto succedeva solo poco tempo fa, in un ambiente ostile.
= Una cooperazione fattiva tra Stati membri e istituzioni europee sarà particolarmente importante per evitare che una terza forma di stanchezza, che ha cominciato a manifestarsi da parecchi anni, venga imputata dall’opinione pubblica all’UE e al suo mercato unico: si tratta della “STANCHEZZA DA RIFORME”, causata dalle riforme strutturali. In realtà, le riforme sono state adottate innanzitutto e soprattutto nell’interesse di ciascun Paese.

a.4. Nel lungo termine
Anche nel lungo termine, quando la crisi e il suo impatto culturale saranno stati assorbiti, è probabile che il terreno dell’integrazione basata sul mercato risulti meno fertile che mai dall’inizio dell’integrazione europea. Tale argomento esula però dalle finalità della presente relazione.
Il FUTURO del mercato unico, tuttavia, e, in senso lato, dell’integrazione, dovrà fare i conti con la tendenza – ravvisabile in molti Stati membri, sia vecchi che nuovi – a sviluppare panorami elettorali più frammentati e con il relativo declino dei maggiori partiti, che hanno tradizionalmente sostenuto l’interazione europea, e l’emergenza, sia a destra che a sinistra, di PARTITI più piccoli, ma in crescita, accomunati da posizioni molto critiche sull’integrazione, sia a livello mondiale che europeo. Anche i partiti maggiori, sostenitori dell’UE, incontrano sempre maggiori difficoltà, nella lotta per conquistare gli elettori, ad aderire alla propria visione e sono spesso costretti a prendere posizioni meno propositive sui benefici dell'integrazione.
= il mercato unico rischia di essere la prima vittima di questo scenario politico, se viene percepito come “cieco aggressore” di localismi e valori tradizionali. Tuttavia, se ripensato in modo tale da apportare ai cittadini benefici reali e visibili, non solo materiali, e da eliminare le preoccupazioni e le paure che essi spesso associano al mercato, il mercato unico può diventare un elemento essenziale di un progetto politico più ampio volto a ridare ai cittadini fiducia nell’Europa à necessità di investire nella sensibilizzazione di tali formazioni sui benefici del mercato unico, evitando ingiusti equivoci relativi a rischi e carenza che quelle stesse formazioni cavalcano a fini elettorali).

Tratto da IL MERCATO UNICO IN EUROPA di Luca Porcella
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