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I timori legati al Mercato Unico degli Stati membri dell'Unione Europea


I timori illustrati sopra, pur diffusi, non sono distribuiti in maniera uniforme tra i diversi Stati membri.
Cercando di individuare un terreno per un potenziale accordo che guardi al futuro, potrebbe essere interessante esaminare come cambiano le prospettive tra i gruppi di Stati membri accomunati da un’idea in una certa misura comune di mercato unico, che deriva dalle rispettive tradizioni culturali, più ancora che dalla maggioranza politica attualmente al potere. È inutile aggiungere che questo esercizio deve essere preso per quello che è: una prima, ma forse non inutile, approssimazione.

c.1. I Paesi continentali a economia sociale di mercato
-> necessità di politiche che mirino all’OCCUPAZIONE, in qualunque forma, purché sia stabile, a prescindere quindi che esse siano presupposte da una concreta e compiuta attrattività in sé del lavoratore, attrattività intesa come possibilità di occupazione à politiche incentrate sulle figure dell’imprenditore e del consumatore, non esclusivamente sul primo.

- Tali Paesi sono caratterizzati dalla tendenza a dare al consumatore un ruolo meno centrale, rispetto per esempio ai paesi anglosassoni, come beneficiario primo del mercato unico. In genere, le figure del lavoratore e dell’imprenditore sono tendenzialmente considerate come meritevoli di una maggiore attenzione.
- L’attività industriale è considerata una componente della struttura produttiva più importante dei servizi.
- Maggiore attenzione viene accordata ai problemi sociali in relazione agli effetti dei processi di mercato.
- I servizi di interesse economico generale sono considerati un elemento di importanza fondamentale all’interno delle politiche sociali in senso lato, a livello nazionale, regionale e locale.
- Le politiche in materia di CONCORRENZA, in particolare per quanto riguarda il controllo degli aiuti di Stato, sono spesso state giudicate in modo più critico rispetto a Stati membri classificabili in altri gruppi.
- Analogamente, l’attuazione delle norme relative al mercato unico non sono sempre state accolte con favore.
Gli Stati membri di questo gruppo sono stati per lungo tempo i promotori dell’integrazione del mercato in Europa, ma sono poi stati sostituiti in questo ruolo dai Paesi anglosassoni. Per quanto riguarda il mercato unico e la concorrenza, la posizione meno entusiastica dei Paesi a economia sociale di mercato è dovuta in una certa misura ai loro timori sociali. I tentativi di attenuare gli effetti sociali dell’integrazione del mercato unico, per esempio mediante alcune forme di coordinamento delle politiche fiscali, hanno incontrato la resistenza di alcuni Paesi, in particolare quelli anglosassoni.

c.2. I Paesi anglosassoni
-> necessità di politiche a sostegno del terziario in sostituzione dell’impronta industriale à economia dei SERVIZI,che si alimenta nel mercato unico
+ politiche che investano sulla persona, affinché sia attraente per il mercato che cambia e occupabile, costruendo un curriculum solido -> tanto più aperto è il mercato all’occupazione, maggiore è lo spazio per acquisire benefici da tali politiche.

- L’approccio degli Stati membri anglosassoni è stato tradizionalmente piuttosto speculare rispetto all’approccio delle economie sociali di mercato continentali.
- Caratteristiche principali: benessere del consumatore come principio guida delle politiche economiche, forte incentivazione dell’apertura del mercato ed energiche politiche della concorrenza, inserimento nella struttura dell’economia dei cambiamenti provenienti dal mercato, senza timori per il passaggio dalle attività industriali ai servizi, in particolare ai servizi finanziari, e indifferenza, nella maggior parte dei casi, per il trasferimento in mani straniere del controllo.
- Ovviamente, le preoccupazioni di ordine sociale non sono state assenti, ma sono state affrontate in grande misura mediante politiche volte a potenziare l’occupabilità, associate ad una fiducia nella crescita basata sul mercato.
- Coerentemente con tale approccio, quando si tratta di elaborare le politiche comunitarie, i Paesi anglosassoni hanno dato un forte impulso al mercato unico, alle politiche di concorrenza, alle riforme economiche a livello degli Stati membri e all’alleggerimento del quadro normativo.
- Al contrario, essi non hanno visto di buon occhio l’idea che l’UE potesse diventare più attiva in termini di politiche sociali, coordinamento fiscale, politiche industriali e protezione dei servizi di interesse economico generale.

c.3. I nuovi Stati membri
-> mercato unico = prospettiva di CRESCITA, perché vedono mercati nuovi in cui operare, vendendo la propria manodopera e i propri prodotti , o accogliendo investitori esteri.

- La politica culturale che prevale nei nuovi Stati membri e la necessità di porre rimedio a decenni di gestione economica inefficiente rendono in genere tali paesi dei convinti SOSTENITORI DEL MERCATO e della concorrenza e li spingono a dare priorità alla crescita piuttosto che alla forte protezione sociale.
- Essendo Stati membri nuovi e, nella maggior parte dei casi, di dimensioni contenute, essi apprezzano molto l’attuazione energica del mercato unico e delle regole di concorrenza realizzata dalla Commissione, che considerano una garanzia di trattamento equo rispetto ai vecchi Stati membri, più grandi ed economicamente più forti.
- L’interesse per il mercato unico e la concorrenza rende i nuovi Stati membri una realtà politica in grado di dare un forte impulso all’ulteriore sviluppo del mercato unico, in un periodo in cui, da una parte, alcune delle economie sociali di mercato continentali hanno perso un po’ di entusiasmo e, dall’altra, la crisi finanziaria ha reso i Paesi anglosassoni meno convincenti, almeno per il momento, nella loro difesa del mercato.
- I nuovi Stati membri hanno priorità specifiche per il miglioramento del mercato unico, per esempio per quanto riguarda gli ambiti della libera circolazione dei lavoratori e dei servizi, le infrastrutture “fisiche” volte a garantire un autentico mercato unico e le politiche di coesione. Essi hanno inoltre praticato, in molti casi, coraggiose politiche di concorrenza fiscale. Pur avendo insistito sui meriti di tali politiche nelle prime fasi dell'adesione all’UE, oggi alcuni di questi Paesi sembrano più disposti a considerarle in una prospettiva più ampia.
- Le attuali difficoltà di bilancio che hanno fatto seguito alla crisi e la possibilità di migliorare il mercato unico e la situazione della coesione mediante l’applicazione di una certa moderazione nel settore fiscale possono costituire un’occasione per sviluppare nuovi orientamenti politici.

c.4. I paesi nordici
-> osservano con preoccupazione il mercato unico -> paura che le politiche fiscali o relative al lavoro, centralizzate in ambito europeo, possano indurre all’indebolimento inevitabile dei sistemi di sicurezza che costituiscono il motivo di vanto dei modelli nordici.

- Negli ultimi anni, i modelli economici e sociali dei Paesi nordici sono stati spesso lodati da osservatori di altri paesi e organizzazioni internazionali. Effettivamente, i paesi nordici riescono ad armonizzare in modo piuttosto efficace l’apertura del mercato e la concorrenza, da una parte, con la PROTEZIONE SOCIALE basata più sulle reti di sicurezza per i singoli lavoratori che sul mantenimento di specifici posti di lavoro, resi obsoleti dai cambiamenti tecnologici ed economici (si parla di flexi-curity).
- Allo stesso tempo, essi dimostrano che, anche se la componente fiscale svolge ovviamente un ruolo significativo nel determinare la competitività di un’economia e la sua capacità di attirare investimenti, essa non costituisce assolutamente il fattore esclusivo, né il più importante. Il modo in cui il settore pubblico utilizza il gettito fiscale, soprattutto se fornisce una buona istruzione e sostiene la ricerca e lo sviluppo, svolge un ruolo ugualmente, se non maggiormente, importante.
- Se il mercato unico – tramite la nuova strategia che la presente relazione intende sviluppare – viene allo stesso tempo rafforzato in termini di apertura e di concorrenza e reso più rassicurante dal punto di vista delle dimensioni sociali e ambientali, allora il divario tra i paesi nordici e altre regioni dell’UE potrà ridursi.

Tratto da IL MERCATO UNICO IN EUROPA di Luca Porcella
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