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Le generazione di cineasti degli anni cinquanta


Il neorealismo si costituisce di due parti, una di nascita e affermazione e livello nazionale ed internazionale, una di allargamento ed esplosione che modificano i canoni di tutto il cinema internazionale. Esordisce sullo stile neorealista Carlo Lizzani che nel 1951 realizza Achtung Banditi! Un tentativo controcorrente di non affossare la memoria della resistenza a monumentalizzazione retorica. Si cimentano nella regia alcuni dei famosi critici di “Cinema”. Puccini, che esordisce con un film in costume ed una serie di commedie, partecipando alla progressiva trasformazione del genere. Pietrangeli esordisce per ultimo, fin da Il sole negli occhi (1953) si denota l’attenzione alla sensibilità del mondo femminile.
Sul finire della decade si registrano gli esordi di Gillo Pontecorvo con La grande strada azzurra (1959) e Francesco Rosi con La sfida (1958) tratto da un fatto di cronaca napoletana recente.. E’ uno dei pochi registi che abbia lavorato sulla temporalità e pluridimensionalità del film, facendo di spazio e tempo le strutture portanti della sua ricerca.

Nel firmamento dei generi è sempre la stella di Totò a risplendere, egli incarna quello che era il sogno della marionetta perfetta di Gordon Craig, un corpo totalmente snodabile le cui parte sembrano muoversi in totale asincronia e perfetta armonia, la sua comicità torna agli Zanni ed ai servi plautini. I registi che lavorano con questi attori teatrali e monopolizzanti della scena non si pongono particolari problemi espressivi, il lavoro è subordinato all’esaltazione dell’abilità attoriale. Mattoli rimane il regista prediletto dell’attore, sebbene abbia poi lavorato con molti altri.

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