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Le regie di Visconti, tra ideologia e storia


Visconti è l’ultimo ad entrare in gioco, ma è l’autore più rispettato per ragioni stilistiche e culturali, ha lavorato  a lungo per il teatro e ha collaborato con Renoir in Francia. Nel 1948 gira La terra trema che inizia una trilogia ispirata al sud che comprenderà Rocco e i suoi fratelli ed il Gattopardo. Visconti costruisce l’immagine in maniera quasi barocco, ha un esuberanza compositiva che porta a pensare che il regista avesse un horror vacui. Il montaggio è in funzione del ritmo ed ogni immagine è riempita di segni sonori.  Visconti non lascia nulla al caso, niente nei suoi quadri è spontaneo su questo è agli antipodi di Rossellini; il regista si scosta anche dal fatalismo verghiana, che ancora caratterizza Rossellini, muovendo i personaggi attraverso la consapevolezza della loro condizione alla ribellione trovando la forza di cambiare le cose. Nel 1951 realizza Bellissima di cui sono neorealisti tema e ambientazione ma l’autore non riesce rinunciare a far sentire la sua presenza registica, la struttura narrativa resta tipicamente viscontiana quindi agli antipodi delle prescrizioni neorealiste. Nel film, Maddalena (Anna Magnani), cerca di realizzare attraverso la figlia i desideri frustrati della sua giovinezza, rinunciando poi all’offerta non appena la fortuna le arrida. Con Senso (1954) svolta totalmente rispetto al neorealismo e tenta di riallacciare i rapporti con la letteratura ottocentesca ed il melodramma; in quest’opera tenta di collegare la lettura del Risorgimento con un’interpretazione gramsciana, sviluppando una tipologia umana e filmica che riprenderà con il capolavoro del gattopardo. Liberatosi da ogni influenza neorealista con Senso, esplorando la contaminazione dei codici e le possibilità del colore si dedica alla trasposizione della letteratura ottocentesca, naturalismo russo e francese e decadentismo con Le notti bianche (1957)

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