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Rinascita, caratteri e mitologie fasciste nel cinema


Nel 1928 Mussolini inaugura l’istituto internazionale del cinema educatore affermando la superiorità del cinema rispetto alla stampa; si inaugurano i nuovi stabilimenti della Cines e viene varata la legge n .918 del 1931 in cui per la prima volta uno stato europeo impegna capitali a fondo perduto a favore di un’industria dello spettacolo. Negli anni trenta si iniziano a porre i caratteri che saranno identitari del cinema italiano maturo, il fascismo lascia ampio margine artistico al cinema e in questi anni si inizia a ricercare una formazione professionale che renda competitivi all’estero. I film non sono più fatti al risparmio, ma si spende comunque poco grazie alle sovvenzioni statali. Nel 1934 si istituisce la Direzione generale per la cinematografia, tuttavia l’opzione propagandistica non è quasi mai forzata ed i registi se ne servono solo in occasione di nuovi eventi storici che coinvolgono tutto il paese.
Il fascismo mira ad autorappresentarsi come movimento rivoluzionario radicato nella realtà popolare italiana attraverso l’uso dell’aspetto ruralista  Sole e Terra Madre (Blasetti 1929 1931) mirando a confrontarsi con i piani quinquennali sovietici ma dialogando con il new deal americano.

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