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I maggiori registi e i cambiamenti della società degli anni '60


La maggior parte degli autori sceglie di volgere lo sguardo altrove, al fuori, al passato, si assiste così ad una perdita del presente, e d’interesse nei confronti dell’attualità.
O ci si rifugia nel passato e ci si mette in maschera, il riso ed il grottesco come uniche possibilità di rappresentare il presente porta al successo del cinema di genere.
I padri sono in difficoltà e fuggono:
Rossellini--> scrive la storia in tv
Visconti--> si rifugia nella sua passione per il mito classico anche quando lo nasconde sotto abiti finto- moderni.
Fellini--> si allontana e gira Satyricon o si rifugia nel grottesco
Rosi--> fa una nuova cenerentola
Lattuada--> adatta dalla letteratura, un Mandragola di Macchiavelli
Pasolini--> si crogiola nel mito classico come riscoperta della perdita del presente
Antonioni--> con Blow up tenta di parlare della modernità ma la porta a Londra, e poi in Cina in Africa e Spagna.

L’alternativa è stata il mascheramento--> lo spaghetti western come approccio metaforico alla realtà, e come riconoscimento di sé alla rivoluzione del sessantotto. Si riconosce nella facili mitologie alla base dei reiterativi plots.

La terza metodologia dell’epoca per avvicinarsi all’attualità è la vena parodistica. L’abbassamento di un registro stilistico a beffarde deformazioni del codice comico farsesco. Si è deformato qualsiasi modello consolidato; affermando così l’impossibilità di creare un prodotto di successo, si parodizza ciò che si desidera e si ammira, nascono così tutta una serie di Musicaletti, e sgangherate spy story, il modello originario si riconosce chiaramente ma viene deriso.

Ci sono 3 modi per affrontare la modernità:
1. La tentazione della fuga di fronte alla società italiana moderna, la giudicano non interessante e si dedicano a rappresentare altro.
2. Il mascheramento carnevalesco Si tratta della modernità in chiave quasi allegorica, mascherandola da altro, principalmente da spaghetti western
3. L’irrisione parodistica si deride e si abbassa il registro di ciò che non si riesce a fare bene.

Tratto da IL CINEMA ITALIANO TRA GLI ANNI '60 E '70 di Asia Marta Muci
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