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Elementi del colloquio in età evolutiva


Aspettativa: quelle dei genitori vanno ben investigate sia a livello di colloquio di presa in carico sia nel corso di colloqui con loro durante il trattamento. Relativamente alle aspettative genitoriali lo psicoterapeuta dovrebbe domandarsi:
1- Che cosa vuol dire per i genitori acconsentire al cammino di una psicoterapia?
2- Nel corso del trattamento il genitore si sente escluso, messo in disparte?
Per quanto riguarda il bambino le aspettative sono influenzate dal livello di sviluppo cognitivo- affettivo e delle relazioni oggettuali raggiunte dal soggetto. Nell’adolescenza le aspettative sono strettamente collegate alle complesse e problematiche caratteristiche dell’età.

Per quanto riguarda lo schema teorico di riferimento la psicoterapia infantile fa riferimento a due indirizzi fondamentali, quali di A. Freud e M. Klein mentre scopo dell’analisi è quello di interpretare il materiale inconscio con il bambino e la modalità di espressione come il gioco, i disegni, la pittura, la drammatizzazione dei vissuti della fantasia nei vissuti trans feriali sono utili. L’oggetto del colloquio invece è ciò che bambino e adolescente via via introducono:
l’adolescente porterà la sua vita interiore, i rapporti con i famigliari, gli amici, i sogni, fantasie e aspirazioni; il bambino tanto più è giovane quanto più vive in un mondo di attualità e di azioni e non in un mondo di riflessione (il bambino in generale arriva e dice giochiamo, facciamo).

Lo scambio verbale nel caso di adolescenti avviene come negli adulti mentre con il bambino più giovane è il soggetto, più limitata è la sua possibilità di comprensione e di espressione linguistica, dunque compito del terapeuta è mettersi con empatia e comprensione. Il terapeuta può essere coinvolto nei giochi e nelle attività del bambino, mantenendo nello stesso tempo il proprio ruolo. Con i bambini però il canale non verbale assume particolare rilievo poiché spesso la sua comunicazione avviene attraverso l’azione, infatti il gioco è stato considerato come il sostituto delle libere associazioni nell’adulto (Freud, Klain, Winnicott). Sarà poi compito del terapeuta aiutare ad integrarli usando il medium verbale così da integrare l’azione in un significato mentale. Da considerare però che più il bambino è piccolo e tanto meno utilizza il silenzio. Inoltre per un bambino è difficile dare un significato al silenzio del terapeuta. Mentre in età preadolescenziale e adolescenziale il silenzio rappresenta uno spazio interno proprio.

La relazione: in prelatenza e latenza il bambino considera il terapeuta come un nuovo oggetto e lo tratta come tale, nel contempo però si serve di lui come oggetto trans ferale. Quindi il terapeuta deve imparare a districarsi tra queste due diverse tendenze. Nell’adolescenza il terapeuta ha a che fare con resistenze che non sono in relazione con la psicopatologia ma con lo stadio evolutivo e viene così tenuto a distanza e il suo chiedere viene visto come intrusivo.

L’ambiente: nell’adolescente è simile nell’adulto mentre il bambino necessita di un ambiente adatto in cui ci siano giochi, penne, matite, carta in modo da comunicare i suoi conflitti. Il lavorare in età evolutiva richiede al terapeuta una peculiare sensibilità ed empatia e deve avere una conoscenza del mondo infantile e adolescenziale: favole, personaggi di cartoni animati, telefilm, musica ecc..


Tratto da IL COLLOQUIO COME STRUMENTO PSICOLOGICO di Carla Callioni
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