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La costruzione della realtà mediata



Halliday definisce "rappresentazione" la descrizione del mondo effettuata attraverso testi mediali. Le diverse rappresentazioni della realtà costituiscono modi alternativi di “costruzione” della realtà.

L’organizzazione della rappresentazione
Secondo Halliday possiamo distinguere diversi tipi di processo, a cui corrispondono precisi ruoli dei
partecipanti:
- azioni: processi che implicano un agire attivo (chi fa qualcosa) e l’oggetto su cui si compie il processo;
- eventi: rappresentano qualcosa che succede, indipendentemente dall’azione di qualcuno;
- processi mentali: percezioni, cognizioni e reazioni emotive nei confronti di un fenomeno;
- processi esistenziali e relazionali: raffigurano o qualificano l’esistente;
- processi verbali: esprimono un’azione di tipo verbale (affermare, negare, ribattere).
Intervenendo sui processi o sui partecipanti si può modificare la rappresentazione d uno stesso evento.

L’organizzazione a fini informativi
S’intende per TEMA l’argomento dell’enunciato, ciò di cui si parla; il REMA è invece la parte di enunciato che contiene l’informazione pertinente al tema. Tema e rema danno diversa preminenza alle parti del testo, indirizzano l’attenzione del lettore sull’elemento su cui verte il discorso. Nella posizione tematica può essere anche inserita una valutazione sull’evento o un’indicazione sull’atteggiamento del parlante rispetto al proprio enunciato. Scegliendo a cosa dare maggiore preminenza naturalmente si interviene sulla rappresentazione della realtà: il rilievo dei partecipanti è inversamente proporzionale rispetto alla loro distanza dalla posizione tematica. Generalmente, un modo per garantire la coesione e la coerenza di un testo è fare sì che il rema di una frase diventi tema di quella successiva (catene tematiche).

Multimodalità: rappresentazione e informazione
Il testo giornalistico è un mosaico in cui interagiscono vari elementi: articoli, foto, box informativi, layout. Questa multimodalità è rilevante non solo per il valore dei singoli elementi, ma anche per le relazioni che si instaurano tra essi. Lo spazio è articolato secondo due dimensioni fondamentali: alto/basso e destra/sinistra. Nella nostra cultura all’ALTO sono associati valori di idealità, bontà, immutabilità; al BASSO valori più negativi, ma anche concreti, terreni. Una contrapposizione tra ideale e reale. Pensiamo alla composizione classica delle pagine di un quotidiano o, più in particolare, alla prima del “Manifesto”: la comunicazione ideologica è affidata al modo visivo (la fotografia), mentre il commento è affidato alla modalità linguistica. Anche le pagine interne di un quotidiano hanno abbandonato la classica divisione in sezioni, prediligendo un vero e proprio montaggio (anche su due facciate) che veicoli decisioni interpretative. Il valore di ogni elemento è legato allo spazio semiotico in cui si trova. Analoga è la differenza tra DESTRA e SINISTRA. Nella nostra cultura la destra identifica valori semi -positivi (destrezza, giustizia, abilità) e la sinistra qualcosa di più losco; lo svolgimento cronologico si legge da sinistra (passato) a destra (futuro); ecc. Kress e Van Leeuwen affermano che ciò che viene posizionato a sinistra è meno soggetto a critica o valutazione, perché si tende a considerarlo come DATO, mentre ai contenuti di destra viene dato maggior rilievo informativo (NUOVO). Questo schema viene anche applicato per costruire un’identità del lettore, considerato incluso in un “noi” che condivide delle premesse. Infine la composizione degli elementi è influenzata dalla salienza percettiva di questi: dimensione, colore, volume del suono, cornici ed isolamento rispetto agli altri, ecc. Ovviamente questa predominanza del visivo sul verbale - che colpisce ormai anche i media cartacei -> risponde in maniera ottimale a esigenze di marketing; meno ai principi etici dei professionisti dell’informazione, visto che favorisce un approccio irrazionale.

Partecipanti, categorizzazione e coesione testuale
Il principale strumento di presentazione dei partecipanti è il lessico (insieme a metafore e tropi in generale). All’interno di un discorso è necessario fare più volte riferimento ad uno stesso soggetto, ma si possono usare modalità diverse che intervengano sulla rappresentazione del reale. Questi strumenti garantiscono al testo coesione (marche formali nel testo che istituiscono legami tra le sue parti) e coerenza (unità globale di senso nel testo). Distinguiamo tra elementi anaforici, che si riferiscono a qualcosa di cui si è già parlato; elementi cataforici, che si riferiscono a cose di cui si parlerà successivamente nel cotesto. A servirsi egli elementi cataforici è soprattutto il giornalismo, che grazie ad essi può anticipare una chiave di lettura del fatto. Possono essere mezzi grammaticali o semantici, nel cui caso saranno richieste diverse conoscenze al lettore. Quando si ha una catena di rinvii allo stesso soggetto, si parla di catena forica. Gli incapsulatori anaforici riassumono porzioni di testo; vi può essere una perdita d’informazione (generalmente quando si usano dimostrativi) o addirittura un aumento del contenuto informativo attraverso un elemento di valutazione dei fatti. Molto spesso, a svolgere la funzione di incapsulatori sono lessemi collegati semanticamente all’elemento incapsulato, come iponimi o iperonimi.

Tratto da IL DISCORSO DEI MEDIA di Sara Consonni
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