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La decorazione della chuesa di San Benedetto - Cambiaso -

La decorazione della chiesa di San Benedetto - Cambiaso -




Nel 1562 Luca Spinola affida l’intera decorazione al Cambiaso della Sacra Cappella nella chiesa di Santa Caterina dei Monaci della Regola di San Benedetto. Oltre agli affreschi distrutti Cambiaso realizzò la pala d’altare, la tavola con I Santi Benedetto, Giovanni Battista e Luca, conservata in San Lorenzo. E’ una elaborazione autonoma e originale dal Correggio.
L’artista dichiara le sue propensioni circa spazio prospettico, spazio naturale, figura, colore, elementi dialettici non pienamente integrati e non risolti con il dominio di uno sugli altri.
La tavola con I Santi Basilio, Luca e Agostino per la chiesa di San Bartolomeo degli Armeni, ora nella galleria di Palazzo Bianco, era costruita sullo spazio suggerita dai corpi frontali e di tre quarti dei santi e dei committenti che introducono e definiscono lo spazio in una dimensione cambiesca, attraverso una semplificazione dei volumi. I volumi delle figure sono uniti a geometriche indicazioni di profondità, i libri, il parallelepipedo sul quale San Luca poggia i piedi.
La tavola della chiesa della Madonna della Cella rivela un’integrazione tra spazio naturale e figura forse mai raggiunta dal nostro pittore. Lo spazio è comunque perseguito disponendo le figure sulla profondità dello spazio. Si rinuncia però ad un’immediata simmetrizzazione per la figura del Battista inginocchiato e naturalmente atteggiato nella sua posa di adorazione a collegare in profondità lo spazio al cardine centrale della scena rappresentato dalla figura della Vergine. La posa è derivata dalla soluzione michelangiolesca della Madonna di Bruges. Lei si appoggia all’elemento geometrico di un cubo paludato dalle morbidezze di una stoffa soprammessa. La sua solida presenza è resa vibrante da un’ombra, finalmente dopo tanti sbattimenti di luce che dalla gioventù incidevano metallicamente le figure, un’ombra percorsa da aria, ombra che va a fondersi in profondità nel paesaggio nella parte sinistra della scena, la parte più creativamente pittorica dove le arditezze dell’angelo volto verso il Bambino, quindi verso l’esterno della scena e in movimento verso il fondo parte le sue membra a trapassare dalle luci della superficie all’ombra del fondo.
Le antiche propensioni beccafumiane sono tradotte nelle morbidezze del Correggio. Sono gli olii su tavola del Correggio, in particolare le opere della fine degli anni ’20, con tutta probabilità viste e studiate negli edifici religiosi durante un viaggio in Emilia, a costituire una esperienza centrale per l’artista genovese, insieme alle mediazione recepite attraverso l’ampia area di diffusione del correggismo.

Tratto da IL PERCORSO ARTISTICO DI LUCA CAMBIASO di Gabriella Galbiati
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