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La pittura del 500: Luca Cambiaso

La pittura del 500: Luca Cambiaso


Se in immediato è il Giudizio ad impressionare il giovane Luca, l’esperienza spaziale dell’ultimo Michelangelo tornerà con forza nei successivi decenni. Basti pensare alla continua esercitazione grafica sul tema della vocazione di Paolo che diverrà palestra di studio per la verifica di ogni sperimentazione sul tema della figura dello spazio.
Bisogna anche ricordare che vi sono alcuni elementi che sono bagaglio culturale di una giovane generazione di artisti, (come Cambiaso, Tibaldi e Castello che sono praticamente coetanei), che diffonde in tutta l’Italia centro settentrionale le novità romane degli anni 1540 e 1550. Reazioni a volte estremistiche alle novità michelangiolesche perseguite in coerente analisi e in altri casi si riscontra una propensione alla mediazione tra raffaellismo e michelangiolismo già prima degli anni cinquanta.
Comunque non c’è prova che Cambiaso possa essere stato legato per esperienza diretta ad alcuni cantieri romani: cosa che non esclude né la sua esperienza della pittura a Roma in quegli anni né tangenze ad esempio con il Tibaldi da parte del nostro artista. Al di là di plasticismi ed enfatizzazione delle forme, alcuni aspetti non solo per l’Adorazione dei Magi della Galleria Sabauda, ma anche per soluzioni nelle lunette di palazzo Doria, che sono avvicinabili e pressoché coeve realizzazioni di Tibaldi in palazzo Poggi a Bologna. In questo senso è da considerare che agli inizi degli anni Cinquanta, la maggior età del Cambiaso e la conquista di una personale autonomia di lavoro, rivelano l’originalità e la potenzialità dell’artista che veniva ad occupare un ruolo di protagonista nel panorama genovese. Nel 1551 Cambiaso è eletto Console dell’Arte dei Pittori. Un incarico che di per sé non è segno di prestigio ed è spesso lasciato ad artisti di modesto livello. Ma il fatto costituisce elemento di importanza poiché per primo raggiunge quella carica tra i giovani artisti locali. Quindi sono anni in cui sono attivi un gruppo di artisti nuovi. Nel 1552 l’aristocratico Adamo Centurione può impegnare in concorrenza tra loro Cambiaso, Semino e Calvi nella decorazione della sua cappella in Santa Maria degli Angeli, un formidabile archetipo, purtroppo perduto.
Nel palazzo dei Grillo in piazza delle Vigne, nell’affresco eseguito nei primi anni ’50 forse per le nozze tra Luca Grillo e Marta Cattaneo, il giovane Luca sembra con decisione allontanarsi dalla vecchia maniera. Secondo le fonti, ci fu uno strappo inevitabile con il padre. Emerge con piena evidenza nell’affresco della sala di palazzo Grillo quella base di cultura pittorica che il Cambiaso andava cercando: se l’impianto della scena centrale è derivato da Raffaello, si palesa di nuovo Beccafumi nella resa del volto di Giove, nella figuretta di Atena-preziosa nel portamento, nelle lumeggiature, nei tratti disegnativi. Inoltre, l’artista prosegue il suo personalissimo studio della figura nello spazio: è Marte, figura inclinata sulle nubi, a mettere in collegamento il gruppo di fondo con quello in primo piano, con Psiche abbrancata da Mercurio nella realizzazione del quale, come forse nella Venere, Giovanni vuole porre la sua debole firma. È evidente lo sforzo, non ancora condotto pienamente al fine, di articolare le figure su piani diversi, secondo un schema rivelato anche dallo splendido disegno con gli Dei dell’Olimpo di Collezione privata, cronologicamente vicino all’affresco. Si sottolinea l’idea di uno spazio di fondo segnato dalla continuità di figure accostate e indicato come piano lontano dal tratteggio, che le ombreggia: si rivelano così soluzioni pittoriche che, unite alla collocazione in prospettiva delle figure, conducono all’individuazioni di piani diversi, fino alle figure guida che ampliano lo spazio verso lo spettatore con la misura del corpo scorciato nell’incedere.


Tratto da IL PERCORSO ARTISTICO DI LUCA CAMBIASO di Gabriella Galbiati
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