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Il rapporto di Calvino con la modernità

Calvino parte dalla constatazione dell’inevitabile disfacimento della civiltà letteraria, in cui era cresciuto come allievo. La rottura avviene nel corso degli anni ’60, che per lui significano una riflessione sull’impossibilità di continuare a scrivere come in passato, e quindi sulle nuove modalità di scrivere. Questa condizione di consapevolezza della crisi la fronteggia lavorando sull’immaginazione e sul linguaggio (le condizioni dell’espressione letteraria contemporanea). Secondo Asor Rosa c’è in Calvino un confronto e un conflitto con la modernizzazione nel senso che la modernizzazione ai suoi occhi tende a trascinare via con se ogni possibilità di produrre immagini e creare parole dotate di originalità e di senso. Calvino non si limita ad attingere ai linguaggi e alle visioni del mondo di tipo scientifico per riempire il vuoto aperto dalla crisi di quelli umanistici: anche se in essi preferisce cogliere l’elemento di crisi presente che corrode, oltre che le tradizionali certezze, anche la pretesa di sostituire meccanicamente e semplicemente nuovi sistemi ai vecchi (es. va dal Conte di Montecristo a Se una notte d’inverno un viaggiatore). La prima ipotesi porta a una totale ristrutturazione della creazione letteraria, da cui prevale la creazione come attività combinatoria. La seconda tendenza insiste su una nuova connessione di segni e sensi, è un’area più fantastica e si ritrova un po’ in tutta l’opera di Calvino, per raggiungere il suo culmine nelle Città invisibili. Negli ultimi anni il conflitto con la modernizzazione passa per Calvino dal piano formale e letterario a quello storico: il percorso estremo dello scrittore va dal tentativo di ricostruire il senso dell’universo mediante strutture formali al tentativo di ricostruire una forma dell’universo individuandone e descrivendone, nella maniera il più possibile obiettiva, le strutture portanti: da strutture formali a strutture sostanziali, cioè quelle dell’essere. Contemporaneamente al mutamento della prospettiva logica si accompagna il mutamento delle soluzioni stilistiche ed espressive; il gioco formale si riduce al minimo; il racconto in quanto narrazione è poco più di un abbozzo di spunti apparentemente episodici. Oltre le strutture mentali Calvino scopre la contemplazione dell’essere: oltre il pensiero c’è l’essere e con l’essere c’è la fine dell’essere e con la fine dell’essere c’è la fine del pensiero,
della parola, del segno, delle forme.

Tratto da IL PERCORSO LETTERARIO DI CALVINO di Alessia Muliere
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