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Deportazioni del popolo armeno


Come si svolgono le deportazioni? In alcuni vilayet (distretti amministrativi) non si procede nemmeno alla deportazione ma il massacro è immediato; in altri la popolazione viene deportata ma anche massacrata durante il tragitto; ma nella maggior parte dei casi la popolazione è deportata in convogli scortati dai militari e anche se non viene uccisa in massa è sterminata lungo il percorso dalle malattie, dagli stenti e dalle privazioni. Le deportazioni in convogli sono affidate all’Organizzazione speciale istituita nel 1914 e si estendono nell’intera Anatolia con lo scopo di uccidere e sono state definite marce della morte. Aleppo diventa la crocevia della deportazione.
Può iniziare con altri metodi la seconda fase dell’annientamento fisico del popolo armeno. Si voleva far scomparire il rimanente 40% della comunità armena ottomana. La strategia è di far marcire per svariate settimane le popolazioni deportate nei campi di transito alla periferia di Aleppo, poi spostarle da un campo di concentramento all’altro lungo l’Eufrate e così sino alla fine di un processo di selezione naturale. I primi campi sono già anticamere della morte dove i deportati ammassati all’aperto e senza viveri né cure sono decimati. Se poi la faccenda va per le lunghe le autorità ordinano la liquidazione di massa.
Nel giugno 1916 la vicedirezione di Aleppo decide di farla finita con i deportati superstiti rinchiusi nei campi lungo l’Eufrate. Gli ultimi massacri sono compiuti sino al dicembre di quell’anno.
L’atto finale è lo sterminio di 2.000 orfani che sono fatti saltare in aria con la dinamite o bruciati vivi nelle grotte.
La colpa Toynbee la da ai funzionari di governo ottomano per i quali bisogna distinguere gradi diversi di colpevolezza. Gli eccessi della polizia andavano imputati ai funzionari civili locali. Il governo centrale imponeva e controllava l’esecuzione del piano che solo lui aveva concepito. I ministri giovani turchi e i loro complici sono direttamente responsabili del crimine.

Tratto da IL SECOLO DEI GENOCIDI di Filippo Amelotti
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