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Il Rischio di interesse


Esso consiste nell’eventualità che l’andamento dei tassi di mercato provochi variazioni del rendimento medio degli impieghi e del costo medio della raccolta, creando ripercussioni sul margine di interesse (in termini di volatilità).
In dettaglio il rischio di interesse scaturisce dalla presenza in bilancio di un mismatching riguardante:
la scadenza delle attività e delle passività e le relative condizioni di rinnovo, se previste dalle condizioni contrattuali. Es se si finanziano operazioni di impiego a 6 mesi con raccolta a 3 mesi, dopo 3 mesi è necessario effettuare una nuova operazione di raccolta; se nel frattempo i tassi di mercato sono aumentati, il margine sull’operazione si restringe, mentre si amplia in caso di diminuzione.
Le condizioni di rivedibilità dei tassi: quando si considerano attività/passività con tasso contrattualmente rivedibile prima della scadenza, si possono rilevare i seguenti casi di mismatching: provvista a tasso fisso e impieghi a tasso indicizzato e viceversa; provvista e impieghi indicizzati a parametri differenti.
L’eventuale esistenza, nell’ambito dei conti "impegni e rischi" ("Fuori bilancio") di contratti di interest rate future, che modificano le condizioni di matching o mismatching. Es: il rischio di tasso implicito nella detenzione di un’attività a tasso fisso (posizione lunga) può essere compensato con la vendita (posizione corta) di un contratto di interest rate future del tipo BTP future, per equivalenti importo e scadenza.
Per misurare l’esposizione al rischio di tasso è necessario analizzare le condizioni contrattuali che regolano la rinegoziabilità dei tassi relativamente al complesso degli impieghi e della raccolta in essere.
Nel corso di un esercizio, le variazioni del margine di interesse dipendono dalla presenza in bilancio di impieghi e raccolte il cui tasso è suscettibile di negoziazione nel medesimo intervallo temporale.
Il modello più semplice per la misurazione del rischio di tasso si basa su una riclassificazione del bilancio che separi le attività e le passività a tasso rinegoziabile da quello a tasso non rinegoziabile nell’esercizio.
La riclassificazione del bilancio si limita alle poste o posizioni che generano flussi di interessi attivi o passivi: cioè le attività fruttifere di interessi (prestiti e titoli obbligazionari) e le passività onerose (depositi e obbligazioni).
Naturalmente è necessario un criterio univoco di classificazione.
Si consideri il bilancio di un intermediario al tempo t0 e si indichi con t1 la fine dell’esercizio.
Una variazione dei tassi di mercato nel periodo (t0 – t1), si riflette sul rendimento di una parte soltanto delle operazioni in essere, cioè su quelle che:
giungono a scadenza nell’intervallo temporale (t0 – t1); l’eventuale rinnovo avverrà tenendo conto delle nuove condizioni di mercato
prevedono contrattualmente la possibilità di revisione del tasso in (t0 – t1)
sono state negoziate a vista o a scadenza indeterminata (come ad es: aperture di credito e depositi in conto corrente e depositi a risparmio ordinario libero) 
Queste posizioni (corrispondenti ad altrettante attività o passività dello SP) sono definite posizioni "sensibili" ai tassi di interesse: i loro tassi di rendimento possono variare prima dell’orizzonte temporale considerato e si tratta quindi di attività a "tasso variabile" (rinegoziabile). Simmetricamente, le attività e le passività che non rientrano in questo elenco sono dette "non sensibili" ai tassi o a tasso fisso.
Una prima indicazione degli effetti di una variazione dei tassi sul margine di interesse è fornita dal segno e dall’entità della differenza (gap) tra attività e passività sensibili; dato che il gap viene calcolato come differenza tra attività e passività caratterizzate da diversa scadenza (dirivedibilità del tasso), esso viene detto maturity gap.
            G = Av – Pv   
[Gap = Attività a tasso variabile – Passività a tasso variabile (entro l’orizzonte temporale considerato)]
Nel caso di gap negativo, il margine di interesse trae beneficio da una diminuzione dei tassi di mercato perché il volume delle attività che si adegua ai nuovi minori tassi è inferiore al corrispondente volume di attività; una situazione di tassi crescenti tende invece a comprimere il margine di interesse, perché la quota di raccolta soggetta a un aumento di costo è maggiore della quota di impieghi che beneficia l’aumento del rendimento. Ovviamente se il gap è positivo accade l’opposto.
L’importanza relativa del grado di mismatching può essere sintetizzata dal rapporto G/A, indicando con A le attività fruttifere totali.
Inoltre l’entità del gap può essere utilmente raffrontata alla misura dei mezzi propri G/Mp (tale rapporto rappresenta una misura di adeguatezza del patrimonio rispetto al tipo di rischio studiato).
In base all’andamento delle 2 grandezze (G e G/A), si possono individuare le seguenti situazioni:
oscillazioni di G intorno allo 0 e rapporto G/A costantemente basso: l’intermediario si trova in una situazione sostanzialmente immune dal rischio di tasso -> l’intermediario creditizio non prende o assume rischi di interesse
G > 0 e G/A sensibilmente elevato: il margine di interesse migliora in fase di tassi crescenti e peggiora in fase di tassi calanti
G < 0 e G/A sensibilmente elevato: il margine di interesse migliora in fase di tassi calanti e peggiora in fase di tassi crescenti
Per gestire concretamente il rischio di interesse, l’intermediario deve essere in grado di strutturare il bilancio in modo che i precedenti indici assumano i valori obiettivo prefissati.
Tali politiche sono denominate "gestione attivo/passivo" – asset liability management (ALM), e le diverse linee di condotta possibili variano con continuità tra 2 estremi opposti:
strategia detta di "immunizzazione" del margine di interesse dal rischio di variazione dei tassi di interesse, tendente alla completa eliminazione del mismatching e dunque al costante pareggiamento delle attività e delle passività a tasso variabile, riferite a diversi orizzonti temporali futuri (annullamento del gap), allo scopo di contenere il rischio di tasso al minor livello possibile
una strategia tendente al periodico aggiustamento del Gap allo scopo di trarre vantaggio dalle previsioni sull’evoluzione dei tassi di mercato. Secondo tale strategia il bilancio deve presentare il massimo gap positivo all’inizio delle fasi di rialzo dei tassi di interesse e il massimo gap negativo all’inizio delle fasi di ribasso.
Questa seconda strategia presuppone che l’intermediario sia in grado di elaborare previsioni attendibili dei cambiamenti della struttura dei tassi di interesse per scadenze, con un congruo anticipo rispetto alla maggioranza degli altri soggetti operanti nel mercato (altrimenti gli opportuni adattamenti dei gap non sarebbero più vantaggiosi o facilmente negoziabili).
Nella pratica la manovra del maturity gap si rivela però difficile, dal momento che gli intermediari devono soddisfare preferenze ed esigenze di offerenti e richiedenti fondi; anzi talvolta sono costretti a subire una situazione di mismatching indesiderata.
Indipendentemente dalla circostanza che un certo grado di mismatching sia scelto o subito dalla direzione aziendale, per apprezzare l’esposizione al rischio di una data struttura di bilancio è importante considearare il ruolo svolto dal rapporto di capitalizzazione e quindi dell’indice di adeguatezza dei mezzi propri (G/Mp).

Quindi la variazione del margine di interesse, se le variazioni dei tassi di mercato si traducono in variazioni di pari entità dei rendimenti e dei costi medi, risulta essere proporzionale all’ammontare del maturity gap. Se il gap e la variazione dei tassi hanno lo stesso segno, allora l’effetto sul margine è positivo, viceversa sarà negativo se le due variabili hanno segno contrario.
Oltre alla variazione assoluta del margine di interesse, risulta di fondamentale importanza lo studio della variazione relativa. Particolarmente significativa è l’analisi della variazione del rapporto Mi/Mp, che misura la variazione del contributo dato dal margine di interesse alla redditività dei mezzi propri. Dividendo quindi entrambi i membri per Mp si ottiene:
Mi/Mp =  G/Mp T
Il rapporto G/Mp rappresenta quindi un moltiplicatore che trasmette gli effetti delle variaizoni dei tassi di mercato sulla redditività dei mezzi propri. Maggiore è il grado di capitalizzazione e minore risulta l’effetto delle variazioni dei tassi.
Supponendo pari possibilità di manovra del gap, gli intermediari più capitalizzati sono in grado di assorbire meglio le conseguenze di eventuali andamenti sfavorevoli dei tassi di mercato.
Dunque, una maggiore dotazione di mezzi propri aumenta la capacità di trasformazione delle risorse intermediate anche sotto il profilo dell’esposizione al rischio di tasso (gli intermediari capitalizzati godono di un vantaggio concorrenziale per la loro superiore capacità di conciliare esigenze differenti circa le condizioni di scadenza e rivedibilità dei tassi).

Tratto da IL SISTEMA FINANZIARIO di Alessia Chiovaro
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