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Gli errori narrativi: il testo disordinato


Ogni racconto è in insieme complesso di segni che conserva in superficie tutti gli stadi della sua evoluzione. Ogni testo implica per forza un controtesto, un significato opposto al testo, un controsenso costituito da tutti i passaggi di parole che lo hanno fatto nascere, fatto di lacune, ridondanze, errori, smagliature logiche e narrative che costituiscono in un certo senso il negativo del testo. Questo secondo senso opera e lavora oltre il senso cui il racconto rimanda, si sottrae al significato del racconto per crearne un altro. I punti di appoggio del non-senso sono spesso dettagli che si impongono all’attenzione del lettore in quanto resistenti.
Nei “Marginalia”, Poe dichiarava che nel racconto breve la costruzione deve essere curata molto più che nel romanzo appunto per il poco spazio che si ha disposizione per svilupparla: se in un romanzo un intreccio imperfetto può essere celato, in un racconto breve questo non è possibile. Molti scrittori, continua, scrivono senza sapere come finirà un racconto col risultato che la fine non avrà niente a che fare con l’inizio. Per scongiurare il pericolo dell’intreccio imperfetto bisogna sempre avere presente il filo conduttore che unisce inizio e fine della storia: bisognerebbe iniziare dalla fine e proseguire al contrario. In questo modo tutto risulterà coerente in una relazione di causa effetto che porta inevitabilmente alla fine designata ed il lettore sarà in grado, ripercorrendo il racconto al contrario, di trovare tutti gli indizi che avrebbero potuto condurlo alla conclusione.

Tratto da IL TESTO NARRATIVO di Priscilla Cavalieri
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