Skip to content

Intelligenza artificiale. Approccio ingegneristico e psicologico



Quando parliamo di IA ci riferiamo contemporaneamente a due approcci metodologici attraverso i quali essa è stata presentata: ingegneristico e psicologico. Questo ci porta da subito a cogliere la difficoltà per una definizione univoca ed esaustiva dell’Intelligenza artificiale.
Sotto il profilo ingegneristico l’IA si occupa prevalentemente della costruzione di macchine che possano assistere l’uomo se non addirittura sostituirlo in certe operazioni computazionali; come disciplina psicologica l’IA si occupa invece della costruzione di macchine che riescano il più possibile a riprodurre l’attività cognitiva umana, gettando quando è possibile nuova luce su enigmi quali quello del rapporto mente-corpo.
Oggi probabilmente la definizione (ma in realtà non si tratta di una vera e propria definizione) più comunemente accettata è quella che è stata data durante un seminario tenutosi negli Stati Uniti nel 1956 da diversi studiosi tra cui John McCarty e Marvin Minsky: l’obiettivo dell’IA è quello di costruire macchine in grado di usare il linguaggio, di formare astrazioni e concetti, di migliorare se stesse e risolvere problemi che sono ancora di esclusiva pertinenza degli esseri umani1.

Tratto da INTELLIGENZA ARTIFICIALE di Carlo Cilia
Valuta questi appunti:

Continua a leggere:

Dettagli appunto:

Altri appunti correlati:

Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:

Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.