L’identificazione dello spettatore in Pete nel prologo

Pete in questo caso è un osservatore che ha un sapere maggiore rispetto all’enunciatario; infatti il motivo del turbamento emotivo di Pete rimane segreto. Tale segreto modalizza il punto di vista spettatoriale secondo l’attesa. L’inquadratura seguente risolve la tensione contrastiva tra i due punti di vista, allineandoli attraverso un sintagma soggettivo di Pete: porzione di spazio inquadrata in maniera più ravvicinata (prima inquadratura soggettiva), primo piano di Pete che guarda (seconda inquadratura). Una panoramica dal basso segue l’avvicinamento di Pete al pacco avvolto nella plastica (il quale comunque rimane fuori campo). Il cambiamento di ocularizzazione non comporta una reiezione, mantenendo !’installazione proiettiva della ricerca cognitiva e della tensione emotiva su Pete, dato che l’enunciatario ne rimane dipendente. Più precisamente, possiamo notare una prima tensione relativa al rapporto antagonistico tra l’osservatore (Pete) e l’informatore (l’oggetto celato dietro il cellophane): voler osservare/voler non informare (inquisizione dell’osservatore). La seconda tensione è interna a Pete; accanto ad un voler sapere vi è un saper poter essere, che realizza disforicamente un simulacro passionale (è il timore di Pete di scoprire qualcosa di spiacevole). Ad un livello più astratto, abbiamo il contrasto tensivo tra una modulazione aprente e una chiudente (agitazione). L’ocularizzazione soggettiva, che interviene nell’inquadratura successiva, è calcata dall’uso della macchina da presa a spalla; vi è infatti un movimento in avanti tremolante (proiezione pratica), che ci avvicina finalmente all’oggetto celato, lasciandoci solo intravedere un corpo di donna. L’effetto di senso complessivo corrisponde, naturalmente, ad un massimo di soggettivazione che apre la possibilità di una totale identificazione con Pete da parte dello spettatore.